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La Gazzetta dello Sport

Acquisti, unità e carattere. La rivoluzione di Mourinho

Getty Images

Rui e Abraham, il tifo, il carisma. Il portoghese: "Accelero i tempi per tornare a vincere". E quando ha corso, a fine stagione ha trionfato

Redazione

La rete del Faraone ha fatto rivivere a Mourinho le emozioni di Manchester e Siena, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Due vittorie di tappa che poi valsero il successo finale col Porto (la prima Champions) e l’Inter (il primo scudetto). Se questo sia una specie di segno del destino che adesso coinvolgerà la Roma, lo lasceremo affermare agli scaramantici. Non è un caso, però, che A Bola titoli: “Come i vecchi tempi” e il Mirror utilizzi un geniale: “The Special Run”. Centrato un nuovo traguardo (5 vittorie in 5 partite con un nuovo club), l’ammissione è stata una conseguenza: "Sono tornato bambino. Pinto dice che è stato il dio del calcio, che non poteva permettere che Mourinho non vincesse la partita numero mille. E forse aveva ragione. Non volevo trovarmi tra anni a ricordare questo giorno come una partita di merda". In ogni caso Mourinho è ormai diventando il pifferaio magico di una città in amore, che solo fino a pochi mesi fa associava il suo nome a quello delle “ingiustizie” arbitrali nel testa a testa fra Roma e Inter del 2010, con Mou domenica che ricordava: "Eravamo noi la squadra più forte". Invece ora è lui l’idolo della tifoseria giallorossa, è lui quello che tutti credono faccia la differenza. Ha saputo scegliere i giocatori giusti (Rui Patricio e Abraham su tutti), ha saputo rigenerare calciatori poco convincenti (da Karsdorp a Carles Perez), ha convinto stelle al gregariato (Zaniolo), ha riportato a scuola baby con le stimmate da fenomeno (Villar, Calafiori, Reynolds), ha scelto di sposare le rigide regole sugli esuberi (Fazio, Nzonzi e il suo ex pupillo Santon), ha optato per una linea di comando tutta italiana (Pellegrini capitano, con Mancini e Cristante vice), con un annuncio anticipato sul rinnovo di Lorenzo - tra oggi e domani l’appuntamento per il via libera fino al 2026 – che è parso una santificazione. Nonostante i grandi investimenti messi in campo dalla famiglia Friedkin, per tutti, anche dentro Trigoria, questa è solo la Roma di Mourinho. Se i presidenti Viola e Sensi si sono ritagliati un ruolo epico negli scudetti firmati da Liedholm (con Falcao) e Capello (con Totti), la mediaticità giallorossa ora è cannibalizzata solo dallo Special One.