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La Gazzetta dello Sport

A tutto Abraham. Roma spietata, blinda il 5° posto

A tutto Abraham. Roma spietata, blinda il 5° posto - immagine 1

I granata chiudono con il 69% di possesso palla. I giallorossi sfruttano le ripartenze grazie alla velocità di Zaniolo e dell’inglese

Redazione

La Roma resta agganciata con i denti al quinto vagone del treno scudetto, scrive Nicola Cecere su La Gazzetta dello Sport: decide una micidiale percussione di Mkhitaryan rifinita con un assist per Abraham che non sbaglia la rasoiata da tre punti. Al Toro restano i consueti applausi suscitati anche contro Napoli e Milan (per stare alle grandi) insieme con l’amarezza originata dalla mancanza di punti: siamo alla quarta sconfitta di seguito fuori casa. E quindi alla fine pure Juric si dichiara insoddisfatto laddove Mourinho dispensa ottimismo e sorrisi arrivando persino a dire che "preferisco queste vittorie sofferte alle goleade perché è contro avversari di qualità che viene fuori il carattere e l’unione di una squadra". Nel giorno in cui gli mancano i centrocampisti (Veretout e Cristante dall’inizio e Pellegrini dopo appena 15’) il tecnico portoghese rilancia Diawara (assente dal 21 ottobre) e chiede un sacrificio collettivo adottando un atteggiamento molto cauto sul piano tattico. È una trappola: tutti dietro, molto bassi, ad aspettare gli spazi inevitabilmente concessi da un avversario che dimostra subito personalità e si predispone di buon grado all’assedio, seguendo la filosofia-Juric. Così per mezz’ora la Roma subisce un Toro manovriero che occupa in forze la metà campo avversaria (alla fine 69% di possesso) e costruisce in questa fase di predominio due occasioni da rete. La prima, con Praet (colpo di testa in tuffo) non ha la forza e nemmeno l’angolazione necessarie per sorprendere Rui Patricio; la seconda, con Pobega smarcato da Brekalo, svanisce sopra la traversa. E a questo punto la Roma capisce che deve anche graffiare. Il grosso merito che va ascritto agli uomini di Mou è la capacità di capitalizzare la prima azione offensiva. È il minuto 32, Mkhitaryan sforna il suo quarto assist (al bacio) e Zaniolo lo perfeziona con una finta intelligente grazie alla quale disorienta sia Bremer che Buongiorno permettendo ad Abraham di agganciare in mezzo all’area: a quel punto è impossibile mancare la porta. Meglio di un rigore... Immagine questa che ci permette di arrivare al secondo episodio clou colorato di giallorosso. Cioè il penalty prima concesso (netto fallo di Buongiorno sul El Shaarawy) e poi (ma molto poi... cinque minuti di consultazioni) cancellato per un millimetrico fuorigioco di rientro (Abraham) pescato alla tv. I giallorossi concludono il loro momento favorevole al 45’ con un colpo di testa del centravanti inglese, da angolo, destinato sotto la traversa. Se nella porta granata non ci fossero i 202 cm di Milinkovic sarebbe stato il 2-0. Invece si assiste al balzo decisivo del portiere serbo e si va al riposo con una partita ancora apertissima. Nella ripresa si ripete il copione della prima parte. Mourinho chiude i suoi in maniera da attirare gli avversari e indurli a lasciare campo per le cavalcate di Zaniolo (autore di numerosi strappi che tanto aiutano la squadra) e di El Shaarawy. Entrambi hanno l’occasione per concludere a rete da buona posizione, entrambi sbagliano la mira.  Resta una Roma tosta (Ibanez in particolare non ha risparmiato dimostrazioni di cattiveria agonistica), ferocemente determinata a difendere i tre punti in attesa di far visita al Bologna e di ricevere poi l’Inter nel match di Mourinho contro il suo eroico passato nerazzurro.