rassegna stampa

Stadio della Roma, si indaga sui terreni da espropriare

Una variante urbanista al piano regolatore comporta l’autorizzazione a espropriare i terreni privati interessati dal progetto

Redazione

L’affare dei proprietari dei terreni che verranno espropriati per costruire lo stadio della Roma. È questo uno dei punti nodali della seconda inchiesta della Procura sull’iter amministrativo che ha portato a dare il via libera alla realizzazione dell’impianto giallorosso di Tor di Valle, fortemente voluto dal sindaco Ignazio Marino.

La delibera di pubblica utilità approvata dall’Assemblea capitolina lo scorso 22 dicembre, infatti, ha una duplice funzione. La prima è quella di accedere al Fondo di garanzia «per la sicurezza strutturale e funzionale degli impianti sportivi e la loro fruibilità, nonché per il loro sviluppo e ammodernamento». La legge n.147 del 27 dicembre 2013, infatti, all’articolo 1 comma 303, ha integrato tale Fondo con 10 milioni di euro per il 2014, 15 milioni per il 2015 e 20 milioni per il 2016, che verranno amministrati dall’Istituto per il credito sportivo.

La seconda funzione è quella di introdurre una variante urbanista al piano regolatore, che comporta quindi l’autorizzazione a espropriare i terreni privati interessati dal progetto. Non si tratta di poca cosa. Secondo lo studio di fattibilità presentato dall’As Roma, infatti, su un totale di 1.085.520 metri quadrati, 507 mila sono della società Eurnova (del gruppo Parnasi), 86.700 metri quadrati sono di proprietà pubblica e 451.789 di privati. Quindi ben il 41% della superficie complessiva dell’intervento urbanistico sarà assoggettata a esproprio, a prezzi vicini a quelli di mercato. C’è già un fascicolo aperto dai pm romani sulla bancarotta fraudolenta di alcune società proprietarie del terreno su cui James Pallotta e i suoi soci vogliono costruire lo stadio della Roma.

Si tratta di un’indagine a carattere finanziario, arrivata in parte dalla Procura di Napoli per competenza, che punta a chiarire se l'area acquistata da Eurnova nel 2013, al prezzo di 42 milioni di euro, sia stata o meno la conseguenza di una distrazione di fondi legata alla bancarotta della società venditrice, per cercare di alienare beni e sfuggire ai creditori.

Per quanto riguarda invece la seconda inchiesta, assegnata per competenza al pm Alberto Pioletti del pool per i reati della pubblica amministrazione, al momento non vi sono ipotesi di reato né iscritti sul registro degli indagati. L’indagine ha preso impulso da tre esposti presentati alla Procura sull’opportunità di costruire lo stadio in quell’aerea: uno è firmato dei consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, uno dal Comitato Tor di Valle e un altro ancora da una serie di professionisti e tecnici dell’urbanistica. Ci sarebbero state, infatti, altre «location» più convenienti per la città di Roma, più che per l'As Roma.