Un’altra paradossale giornata in cui tutto è accaduto ma nulla si è mosso. E già perchè nell’era grillina 2.0 l’eccezionale diventa normale e il normale diventa eccezionale. Così un assessore che straparla – male – del suo sindaco resta al suo posto, mentre lo spazzamento delle foglie diventa un «successo» di cui vantarsi. Così l’epilogo dell’ennesima vicenda di Raggi&Co. Una vicenda che comincia di prima mattina, quando sulle pagine de La Stampa spunta un «colloquio» dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini in cui definisce la Raggi «strutturalmente non preparata», parla di «amanti» riferendosi alla Raggi e all’ex capo segreteria Salvatore Romeo e parla di una situazione in Campidoglio «esplosiva», di una «corte dei miracoli», anzi, di una vera e propria «banda». Sarebbe bastato molto meno per presentare (e pretendere) dimissioni irrevocabili. Ma nell’era grillina, col vento «cambiato», non è così. Prima il patetico tentativo di smentita dell’assessore: «Ero al bar per un aperitivo con due amici… quel piccolo mascalzone del giornalista ha carpito le mie parole. Ma non ho mai detto quello cose». Poi ammette «la giunta è inadeguata e tra gli inadeguati mi ci metto anche io». Una «difesa» che regge qualche ora, giusto il tempo di incassare il rinnovo del mandato «con riserva». Poi in serata la pubblicazione dell’audio della conversazione tra il giornalista (identificatosi) e Berdini, confermerà integralmente quanto pubblicato dal quotidiano. Il sindaco, all’arrivo in Campidoglio commenta seccamente: «Attendo una smentita». Intanto però la base e i consiglieri comunali pentastellati fanno pressing, sfiancati da un’altra giornata da passare col fiato sospeso. Il presidente della Commissione Mobilità, Enrico Stefano commenta laconico: «Le dimissioni di Berdini? Spero decida lui».
rassegna stampa
Berdini la insulta, la Raggi lo perdona
La sindaca: "Ho avuto modo di chiarire con l'assessore che si è scusato per le sue parole. Era mortificato"
Un messaggio chiaro per un sussulto di dignità, respinto tuttavia al mittente. E già perché dopo due ore di faccia a faccia tra Raggi e Berdini, la composizione, l’ennesima, della giunta capitolina restava immutata. «Ho avuto modo di chiarire con Berdini che si è scusato per le sue parole. Era mortificato, ha rassegnato le sue dimissioni che ho respinto con riserva – ha detto la Raggi – riserva perché stiamo affrontando una serie di problematiche complesse soprattutto dal punto di vista urbanistico che vanno dai piani di zona allo stadio. Si è scusato, non voleva dire quelle parole e non le pensa». Poi a domanda, la replica: «Se mi sento in grado di fare il sindaco? Ne riparliamo tra qualche anno. Quello che ha detto su Romeo? Si è molto scusato, era molto mortificato, con la cenere sul capo e i ceci sotto le ginocchia». E Berdini? Dopo aver parlato per tutta la mattinata, tra radio, Tv e agenzie stampa, e soprattutto dopo aver incassato la delega, seppure con riserva, si è taciuto. Per quieto vivere. Non basta tuttavia un semplice tappo per evitare che questo barcone a 5 Stelle non affondi.
Le opposizioni, infatti, gongolano e attaccano. «La Sindaca Raggi sbatte Berdini dietro la lavagna e respinge le dimissioni. Poi riparte il solito vittimismo da sindrome di accerchiamento cui il M5S ci abituati da mesi – dice la capogruppo Pd in Campidoglio, Michela Di Biase – ribadiamo la necessità che la Sindaca venga in aula e riferisca alla città cosa succede nella sua giunta e nel suo staff». Doppio attacco da parte di Forza Italia con il senatore Francesco Giro che affonda: «Berdini resterà attaccato alla sua poltrona. E quando mai gli ricapita più un miracolo così! Ma da domani Berdini da assessore forte qual era sarà un assessore zoppo»; e il capogruppo capitolino Davide Bordoni incalza: «Le parole di Berdini, sono gravissime e metto no in luce il sistema che la sindaca Raggi e i suoi fedelissimi hanno messo in piedi al Campidoglio. È evidente però che se le ricostruzioni di Berdini corrispondo al vero, allora lo stesso assessore dovrebbe fare un passo indietro. In caso contrario, infatti, ammetterebbe di far parte di quello stesso sistema che denuncia». Lancia l’ hastag «sindaco #famochetenevai» il capogruppo FdI, Fabrizio Ghera. Duro anche il coordinatore romano dei fittiani di Direzione Italia e capo gruppo capitolino del Misto, Ignazio Cozzoli: «Stiamo assistendo ogni giorno a un’operetta melodrammatica che sta tuttavia sfiancando i romani. Ci aspettiamo davvero che arrivi il comico Grillo in Campidoglio, esperiamo il prima possibile, per annunciare “urbi et orbi” che siamo davvero su Scherzi a parte».
© RIPRODUZIONE RISERVATA