rassegna stampa

Zeman, lite a Torino con De Rossi

(Il Messaggero – U.Trani) «Non serve difenderlo. Ma lo stimoleremo a far meglio e a fine stagione tireremo una riga».

Redazione

(Il Messaggero - U.Trani) «Non serve difenderlo. Ma lo stimoleremo a far meglio e a fine stagione tireremo una riga».Sabatini anche su Zeman è stato esplicito. Ora sarà aiutato, per non vederlo perseverare negli errori. E comunque, a campionato concluso, il club giallorosso valuterà l’annata del tecnico di Praga. Parola di ds. Perché i risultati stavolta conteranno e tanto. All’Europa, a cui è legato il destino di Zdenek.

La verifica quotidiana è il vero cambiamento rispetto alla gestione di Luis Enrique. Per l’asturiano la fiducia fu a oltranza, mentre il boemo è ogni giorno sotto la lente di ingradimento. Perché, bisogna ricordarlo con coerenza e onestà, i dirigenti non avevano alcuna intenzione di riportare Zeman a Trigoria. Lo hanno fatto solo perché il nome generava l’entusiasmo garantito della piazza, come confermato dall’immediata risposta nella campagna abbonamenti. Proprio Sabatini, pentito di non aver mai dato suggerimenti a Luis Enrique, ora vuole essere più presente accanto a Zdenek. Quella frase «lo stimoleremo a far meglio» è già il messaggio più diretto al boemo. Che, nei risultati e nei metodi, non convince la società giallorossa.

Non c’è feeling e si capisce da frasi e allusioni. Da discorsi fatti nelle stanze di Trigoria, pure direttamente a Zeman. Soprattutto quando gli è stato chiesto di allentare la presa su Conte e la Juve. I dirigenti in queste ore hanno parlato tra loro. Presto chiederanno a Zdenek di essere più severo e determinato nelle scelte. Un esempio: se Burdisso è in difficoltà, deve metterlo momentaneamente da parte. Il club giallorosso non contesterebbe mai la decisione di vedere un giovane, Marquinhos o Romagnoli, in campo. E non ha gradito l’accantonamento di Destro, il colpo più caro dell’ultimo mercato, e nemmeno l’inserimento a risultato ormai scritto.

Zdenek è più solo rispetto alla sua prima avventura a Trigoria. Lo sapeva anche quando ha detto sì a Baldini e Sabatini. E’ tornato perché era la sua ultima grande chance. Ma era consapevole che questa non era la sua dirigenza. Gli stessi giocatori, i senatori e pure qualche giovane, non sono convinti che certi allenamenti pesanti possano essere la soluzione a tutti i problemi. Lavorare è giusto, esagerare no. In questo senso soffia sul fuoco anche lo staff medico che, smentite di comodo a parte, non è in sintonia con Zeman. Dodò è il caso più eclatante, ma anche le ricadute di Bradley, Pjanic e Osvaldo tengono banco nei corridoi del centro sportivo Bernardini.

Tatticamente, invece, ha tre rebus da risolvere. La difesa che non si alza e allunga la squadra; l’attacco che non fa pressing e la posizione di De Rossi. Con il vicecapitano c’è stata una discussione vivace nella pancia dello Juventus stadium. Tema: la figuraccia. Chi dei due l’ha fatta fare all’altro. Così si spiegano le dichiarazioni di Daniele prima di tornare nella capitale. Per lui questa squadra non è da scudetto, come invece sostiene Zeman. «Solo parlarne, fa male alla Roma», l’accusa di De Rossi.