C'era tutto, il pubblico, i colori, la voglia, i sentimenti, un bel calcio, assai migliore di quello espresso a Tirana, dove la Roma, il Feyenoord, lo aveva già battuto senza regalare spettacolo, ma cosa importava all'epoca? Nulla, era una finale. Stavolta, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero,sono novanta minuti di fuoco più i supplementari, tutta un'altra (meravigliosa) storia. Infinita. La Roma piange di gioia (Spinazzola), annega (rete di Paixao), poi apre un occhio (Dybala) e infine apre l'altro (prima con El-Sha e poi con Pellegrini), ammirando la luce. Arriva la meritataqualificazione in semifinale di Europa League (che giocherà contro il Leverkusen), e quella contava più di tutto il resto. La vendetta di Tirana, alla fine, non è stata consumata dal Feyenoord, che esce quasi umiliato, con quattro gol sul groppone. La Roma esce affaticata, con le gambe spezzate ma con un cuore gonfio di gioia.
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Una Roma infinita: è semifinale
In Europa League i giallorossi piegano il Feyenoord in un Olimpico da brividi
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