Non è solo un problema di gol, ci sta che ci siano dietro delle questioni tattiche e fisiche, o di semplice umore, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Chiariamo subito un punto: discutere Tammy Abraham, 27 reti la scorsa stagione, è follia; cercare di capire il perché di certe prestazioni non alla sua altezza, però si può, forse si deve.


Il Messaggero
Tammy non c’è, pronto il Gallo
Rispetto allo scorso anno, sono cambiate alcune cose intorno a lui proprio da un punto di vista tattico: da uomo di riferimento in tutto e per tutto è passato a vivere a stretto contatto con altri attaccanti del suo livello, su tutti Dybala.
La Roma gioca in maniera diversa, i trequartisti sono poco spalle e gli giocano distanti, e spesso si trova isolato o assuma una posizione alla Dzeko. Lo scorso anno aveva una condizione fisica migliore e reggeva il confronto con tutti, ora stenta e ha bisogno di cercare il dialogo con i suoi compagni di reparto. La Roma fatica a creare situazioni pericolose in area avversaria e lui soffre.
Mourinho ora può contare anche su Belotti che, nel tempo, servirà anche a dare fiato all’inglese. Il problema che appare evidente, dunque, è fisico: Tammy non è (ancora) brillante, non riesce a fare la differenza.
I gol, dicevamo: nelle cinque partite fin qui disputate, ne ha realizzato uno, a Torino contro la Juve. Lo scorso anno, nelle prime cinque partite di campionato era a quota due (Salernitana e Udinese) e aveva fatto in tempo a timbrare il cartellino in Conference, nella sfida contro il Cska.
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