Una pioggia di carte bollate contro Tor di Valle. E a sorpresa nel mucchio delle contestazioni alla controversa operazione calcistico-immobiliare legata al nuovo stadio della Roma, scrive Lorenzo De Cicco su Il Messaggero, spunta anche un atto di opposizione presentato dall'ex assessore all'Urbanistica di Virginia Raggi, Paolo Berdini. Il termine per presentare osservazioni e obiezioni al progetto è scaduto ieri allo scoccare della mezzanotte. Al dipartimento Urbanistica sono arrivate decine di osservazioni, 21 le ha presentate solo un gruppo di ingegneri e architetti capeggiato da Francesco Sanvitto, l'ex responsabile del Tavolo Urbanistica del M5S, poi epurato dal Movimento per avere ribadito la sua contrarietà all'operazione stadio.
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Stadio, pioggia di ricorsi: “Rischi per la sicurezza”
Tor di Valle, scaduti i termini per le obiezioni. C’è anche quella di Berdini, ex assessore M5S. I proprietari dei terreni da espropriare si rivolgono al Tar: pronti a chiedere i danni
Il Tavolo di Urbanistica di Sanvitto, come abbiamo già raccontato, sostiene che il Comune abbia saltato alcuni passaggi previsti dalla legge e che la variante possa essere votata in Aula solo dopo la bonifica dell'area di Tor di Valle, che è ad alto rischio inondazione, perché altrimenti verrebbe violato il Piano nazionale di assetto idrogeologico. Ma c'è anche un'altra obiezione non di poco conto: "Non sono stati conteggiati nella Superficie utile lorda (cioè gli spazi commerciali, ndr) tutti i corridoi, androni, hall, zone di attesa, retrobottega".
Questo causerebbe un "indebito arricchimento" dei privati «a discapito dell'interesse pubblico», perché «attraverso le deroghe la Sul potrebbe aumentare anche del 30%», sostiene l'urbanista Sanvitto, che parla espressamente di «furbanistica».
Poi c'è la grana degli espropri. La Cogemi, proprietaria di un terreno da confiscare, si è già opposta formalmente a Tar - il ricorso è pendente - e tramite avvocati ha scritto che «la variante al Piano regolatore» violerebbe le norme sulla «libera concorrenza e imparzialità», che «non risulta rispettato il Codice dei Contratti pubblici», e che il piano particellare di esproprio «contiene errori di individuazione dell'area e conseguentemente di stima». Ecco perché viene ventilata l'ipotesi di chiedere una «indennità» se l'iter andrà avanti.
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