rassegna stampa

Rocchi trascinatore della classe arbitrale

LaPresse

La gestione di Roma-Napoli ha dimostrato che lui non va mandato in pensione

Redazione

Falli di mano e cori razzisti. Se servivano dei temi pesanti per rimettere in carreggiata la classe arbitrale (ma forse sarebbe più giusto dire una parte di essa) l'undicesima giornata di serie A li ha serviti caldi, caldi sul piatto, come riporta Il Messaggero.

I falli di mano sono il grande tema attorno al quale ci si è scontrati senza ragione (intesa come senso logico) e lo si continuerà a fare da qui alla fine del campionato. La colpa è dell'Ifab, che anzichè migliorare le cose, le incasina (eppure nella commissione ci sono due arbitri come Collina e Rosetti...) di stagione in stagione.

La posizione del braccio resta determinante, ma è la distanza dal bacino a fare la differenza, come si è visto sabato sera a Torino. Un aspetto fondamentale, che lascia la cosiddetta discrezionalità al direttore di gara, al quale spetta il compito di valutare e, dunque, di dimostrare la sua capacità arbitrale.

Quella di sabato pomeriggio all'Olimpico di Roma ha dimostrato che Gianluca Rocchi non va mandato in pensione. Non ancora, almeno, visto il carattere e la personalità con le quali ha saputo gestire le situazioni in mezzo al campo, in una gara che aveva il tasso di difficoltà più alto della giornata. Rocchi, che arbitra in deroga per aver oltrepassato i 45 anni e raggiunti i 10 anni in Can A, dovrebbe avere un altro anno di deroga dall'Aia, che però ha già promesso il suo posto da internazionale (per questo a dicembre il toscano uscirà dai quadri Fifa) secondo criteri che non convincono, e non hanno convinto neanche in passato.