Il Messaggero

Pedro dalla Roma alla Lazio, Cordova: “Io ero un simbolo, non facciamo paragoni”

Redazione

L'altro doppio ex, scambiato quarant'anni fa: "Rimasi alla Lazio tre anni e mi trovai a meraviglia. Però il cuore è rimasto sempre dall'altra parte, e ancora sta lì"

Quarantacinque estati fa un altro romanista diventò laziale e fu un trasferimento che fece epoca, di sicuro più rumore di adesso. "Perché il mio passaggio alla Lazio è stato diverso dagli altri, io ero un simbolo della Roma. Non certo uno come Pedro. Rimasi alla Lazio tre anni e mi trovai a meraviglia. Però il cuore è rimasto sempre dall'altra parte, e ancora sta lì".

Del resto tutto cambia, caro Ciccio Cordova. In cosa fu diverso il suo caso da quello di Pedro?"Lui è spagnolo, giocare nella Roma o nella Lazio è la stessa cosa, è un professionista, va dove pensa che gli diano più spazio, per lui è un problema relativo. Supererà ogni difficoltà, ammesso che ne avrà. Poi è stato solo un anno alla Roma, che vuoi che sia" ha detto a Il Messaggero.

Lei invece nel 1976 era Ciccio Cordova, ovvero?"Centrocampista della Roma da dieci anni, capitano, tifoso. Ma fui costretto ad andare alla Lazio, sennò avrei dovuto smettere col calcio a 32 anni".

Sul divorzio."Anzalone mi voleva vendere a tutti i costi per vari motivi, io non volevo muovermi da Roma per vari motivi, poi non potevo certo dargliela vinta. Mi vendette al Verona. Rifiutai. Così per pura ripicca sono andato alla Lazio. All'epoca i giocatori non erano liberi di muoversi: non ci fosse stata la Lazio, avrei rischiato di smettere. La Lazio mi volle, e la Roma fu ben felice di cedermi. Per me fu dolorosissimo, ce l'ho ancora addosso quel dolore. Da romanista e capitano della Roma, a laziale: non fu facile".