rassegna stampa

Paulo contro Simone: il derby degli opposti

LaPresse

Il tecnico giallorosso: `"Voglio la Roma come un Mustang, un cavallo di razza e coraggioso". Quello biancoceleste: "La Lazio sta bene ma non è favorita"

Redazione

Il primo derby, si dice, non si scorda mai. Quello di Fonseca, invece, è bene cestinarlo, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Non certo per il risultato (1-1) ma per la prestazione: una Roma impaurita, insicura, che si è fatta schiacciare dalla Lazio dopo essere passata in vantaggio. Alla fine quel pari arrivò come una manna, una benedizione per il futuro, che è stato a tratti anche positivo. La Roma del derby di andata, lo scorso 1 settembre, era soprattutto incompleta:

Smalling era appena arrivato ed è rimasto in panchina, Veretout aveva appena recuperato dal problema alla caviglia e sedeva vicino all'inglese, Zappacosta doveva giocare titolare e si è infortunato nel riscaldamento, Diawara è stato impiegato solo nell'ultimo minuto, Mkhitaryan doveva ancora sbarcare a Roma. Poi, Pellegrini faceva il centrale di centrocampo e tra i convocati c'era anche Schick. Quindi, una Roma fa.

Oggi la situazione è pure peggiorata e la pesante sconfitta allo Stadium di certo non aiuta. Fonseca se lo voleva giocare meglio, questo è certo; in questi mesi più volte ha parlato del primo derby come un momento negativo, giocato con un eccesso di insicurezza. Stavolta ci vuole pazienza o, per dirla alla Fonseca, "coraggio".

Il tecnico della Roma trova il paragone giusto, da appassionato di cavalli. "Vorrei che la mia squadra in questo momento somigliasse a un Mustang, un cavallo coraggioso e senza paura", le sue parole a Dribbling (Rai due, oggi in onda alle 14).

La Roma ne ha bisogno davvero, perché giocare contro la Lazio con la paura addosso si rischia di subire e basta.

"Mi piace vivere a Roma, molte persone hanno cominciato a chiedermi di battere la Lazio. So benissimo cosa significhi questo tipo di partita per i tifosi. E' speciale. La sfida di andata non mi è piaciuta, non ho gradito il modo con cui l'abbiamo giocata. Stavolta spero di vedere un atteggiamento diverso. Allora sì, starò più tranquillo. La Lazio è forte, arriva da una serie di vittorie. Ma sarà più importante quello che riusciremo a fare noi" dice Fonseca.

Simone Inzaghi, invece, è il grande favorito del derby, ma guai a dirlo ad alta voce.Lui non vuol nemmeno che si pensi, scrive Emiliano Bernardini su Il Messaggero.

Una sconfitta, al di là che arrivi contro la Roma, potrebbe risultare indolore. Ma è proprio questo che non piace a Simone. Non vuole assolutamente che nella testa dei giocatori si crei un cortocircuito di stimoli. Troppi o troppo pochi.

Dal punto di vista tecnico/tattico, Simone sta preparando la gara da quello mentale. La sconfitta con il Napoli non è stata affatto un male, anzi. Serviva riassaporare l'amaro di un ko dopo mesi di vittorie zuccherate. Di sicuro bisognerà evitare il nervosismo (espulsione di Leiva) e l'approccio troppo molle alla partita. Domenica pomeriggio, al fischio d'inizio i 7 punti di distanza in classifica saranno azzerati. E' proprio questa la magia del derby. Lazio e Roma se la dovranno giocare come se la corsa fosse alla pari. Solo sulla carta non è così. I biancocelesti hanno in ballo anche un primato cittadino: un'altra vittoria vorrebbe dire superare il record, già eguagliato, dei giallorossi. Insomma l'ennesima medaglia sul petto di una stagione già ricca di soddisfazioni.

Inzaghi ha a disposizione l'undici migliore, l'infermeria ha restituito tutti al proprio ruolo. Magari qualcuno è più affaticato di altri ma sono tutti abili e arruolati.