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Il Messaggero

Nuova Roma, stessa musica

Getty Images

Contro il CSKA Mourinho ne cambia sette ma i giallorossi vincono con una doppietta di Pellegrini e i gol di El Shaarawy, Mancini e Abraham

Redazione

Sesta vittoria su sei partite, la Roma non ha intenzione di fermarsi, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Squillante anche l'esordio in Conference, contro il Cska, almeno nel numero di gol: 5-1. Con un brividino in avvio, ma poi la Roma torna a percorrere la discesa, spinta dal suo capitano Pellegrini, che ora come ora trasforma in oro anche una zolla. La gente canta, è felice, la squadra di Mourinho è magnetica, rassicurante, anche con i suoi limiti strutturali. Questa magia si propaga in un ambiente che ha vissuto gli ultimi anni calcisticamente deprimenti e che ora può rialzare la testa con un certo orgoglio. E si gode anche una serata minore, sempre col cuore appassionato. Mou, visti gli impegni, sceglie il turnover, che di base non ama. Sette sono i cambi, in campo dall'inizio quattro titolarissimi trainanti, Rui Patricio, Karsdorp, Mancini e Pellegrini. Non sono poche le facce nuove, inevitabilmente tende a sparire un pezzetto di anima, quella che ha fatto splendere la Roma in questo mese di campionato. In avvio, i meccanismi non sono perfetti e nel non immenso vuoto, infatti, ecco che si infila tal Mazikou, che sembra Roberto Carlos: la difesa si spacca e arriva pure il vantaggio (firmato da Carey, che approfitta di una gaffe di Mancini e prima di Villar) inaspettato del Cska. Ma i drammi sono altri, specie se in panchina c'è uno come Mourinho e in campo hai gente come Pellegrini (avvio di stagione col botto, la Roma non abbia dubbi...), che sta sudando per il rinnovo milionario, ma con la palla tra i piedi alimenta emozioni e non suda per niente. La fascia da capitano brilla di un colore fosforescente, come quel pallonetto che si alza in cielo e finisce in rete, sotto la Nord. Lo stadio pieno di trentamila distanziati si abbraccia e la Roma riparte subito, con questi ragazzini (citando Mou) un po' sbarbati, e per chissà quali obiettivi reali. Per ora conta guardarli e accompagnarli, poi si vedrà. Degno è Perez, che corre, si sbatte, rientra, tira, pur non essendo Zaniolo; un po' meno per ora Villar, toh chi si rivede, che prova a regalare qualche magia (bella un'imbucata in area per El Shaarawy) ma qualcosa nei contrasti si perde per strada, e pure lui non è Veretout, così come Diawara non è disciplinato e affidabile come Cristante. Mourinho non è soddisfatto. Jordan e Bryan (e non solo loro dei big) entreranno a inizio ripresa, così, per portare maggiore solidità. Lo spirito e il trasporto non può essere quello del campionato, Mou è stato chiaro, vuole vincere la coppa ma la serie A è la serie A, e non a caso l'artiglieria viene messa parzialmente a riposo e i cambi non sono sempre all'altezza: nella ripresa minuti anche per Abraham, che segna il suo primo gol (in sospetto fuorigioco) all'Olimpico, con un colpetto sotto da urlo. I pali, Tammy, li lascia a Smalling e Shomurodov. La Roma si ripresenta nella ripresa come un felino, che studia la preda: aspetta, osserva e poi colpisce e se il risultato era in bilico, dal minuto 17 non lo è più, perché il capitano appoggia con un piattone un perfetto assist di Calafiori, che vince la sua timidezza con un allungo alla Spinazzola. C'è tempo per il quarto gol di Mancini (deve essere quella fascia...), che corre ad abbracciare Mourinho, e di Abraham. La Roma è questa. Empatica, difettosa. Ma per ora, anche vincente.