Messaggi chiari. Diretti. Anche se poi, volutamente dribblati nel post-gara. Ma Mourinho, che nella prima partita dopo la partenza di Zaniolo fa la prima sostituzione al minuto 83, quando almeno 3-4 elementi a Lecce erano in apnea già intorno all'ora di gioco, non può passare inosservato. No, non può essere una casualità. E convince ancora meno, scrive Stefano Carina su Il Messaggero, la giustificazione addotta al fischio finale: «I giocatori erano in forma». In realtà erano in grande difficoltà atletica. Sembra quindi una scelta netta. Della serie: questi ho e con questi vado fino in fondo. Anche perché la decisione va di pari passo con una panchina che di settimana in settimana si accorcia sempre di più.


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Mourinho, panchina sparita: riduce sempre di più il minutaggio dei non titolari
A José si possono imputare tante cose, ma non il fatto di saper scegliere di chi potersi fidare. E in questo momento il tecnico, guardandosi intorno, oltre ai fedelissimi undici vede poco altro a Trigoria. Svilar dopo la prima partita a Razgrad in Europa League, non ha trovato più spazio nemmeno in coppa Italia contro il Genoa. Karsdorp è stato fatto fuori dopo Sassuolo e ora che servirebbe è frenato da continui intoppi fisici. Llorente, appena sbarcato, in 2 partite ha racimolato 30 secondi. Kumbulla in campionato ha collezionato appena 133 minuti e il grave errore con la Cremonese di certo non lo aiuterà; Camara è sparito dai radar. Solbakken, fuori dalla lista Uefa, dopo i 30 secondi con l'Empoli è salito a 2 minuti più recupero a Lecce. Chi rimane? Celik, i giovani Tahirovic e Volpato, Bove, Belotti, Spinazzola e Wijnaldum, fresco di rientro dopo 181 giorni e per il quale ci vorrà del tempo per rivederlo a livelli accettabili. Non sono scuse ma fatti.
Qualche dubbio, giocando sempre gli stessi, esiste. Nel giro di una settimana, dopo Empoli, anche a Lecce la Roma si è spenta poco dopo l’ora di gioco. Venti-venticinque minuti sulle gambe con la differenza che un conto è gestire una partita, tra l'altro dopo una fatica di coppa, un'altra doverla vincere ma avendo usufruito di una settimana di lavoro. E la stagione è ancora lunga: all'appello mancano almeno 16 gare di campionato e quelle di Europa League. Con giovedì che diventa già un crocevia. Non per il risultato ma per le scelte di chi mandare in campo.
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