Intervallo, partiamo da qui. Roma sotto di un gol. Una prodezza di Messi? No. Una giocata da artista di Iniesta? Nemmeno. Una percussione a testa bassa di Suarez? No, niente. Un autogol di De Rossi, il capitano della Roma. Se uno ci si metteva con tutto l'impegno, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero, mai e poi mai avrebbe scritto una sceneggiatura simile. Incredibile, ma vero. Anche perché la squadra di Eusebio Di Francesco aveva svolto bene il compitino, rischiando e proponendosi il giusto. Sfoderando una prestazione incoraggiante sotto l'aspetto tattico, con alcune sbavature tecniche, ma lontana assai dalle pessimistiche previsioni della vigilia.
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La scellerata capacità di farsi male da soli
Regalare due reti e favorirne altrettante contro avversari più forti è impresa al limite dell'impossibile
Ecco perché l'autorete di De Rossi, mentre le squadre sono negli spogliatoi, dà la sensazione, amara assai, di un verdetto esagerato, ripensando soprattutto ai falli da rigore su Dzeko e Pellegrini.
Inutile, però, continuare a pensare a quello che (non) era stato nel momento in cui le due squadre tornano in campo.
Solo che, dopo una manciata di minuti della ripresa, la Roma becca la seconda rete. Gol di Messi? Macché. Suarez? No. Iniesta? Niente. Un altro autogol, stavolta di Manolas. Incredibile, ma ancora vero. Un incubo, si potrebbe commentare senza esagerare. E partita indirizzata verso la sponda catalana prima della terza rete di Piqué, stavolta con la decisa complicità della difesa giallorossa. Tre gol al passivo, molte responsabilità ma pure tanta casualità. La rete di Dzeko a cancellare un po' di amarezza e a fomentare i rimpianti (anche per le scriteriate, folli scelte arbitrali), spazzati via dall'acuto di Suarez favorito dall'ennesimo regalo romanista con l'accento francese. Al ritorno la Roma, con un altro arbitro, dovrà evitare di farsi ancora male da sola.
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