(Il Messaggero - A.Angeloni)Ora che è tornato ad allenare la Roma, le sue parole fanno ancora più rumore. E un’opinione si trasforma in polemica. L’ultima freccia contro la Juve l’ha scoccata domenica, stavolta da Irdning, in Austria. Zeman parla di Conte senza nemmeno nominarlo, dicendo che un tecnico, se squalificato per più di tre mesi, «non deve allenare».
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Juve-Zeman è già scontro
(Il Messaggero – A.Angeloni) Ora che è tornato ad allenare la Roma, le sue parole fanno ancora più rumore. E un’opinione si trasforma in polemica.
Zdenek, dunque, discute il regolamento (l’articolo 22 di Giustizia Sportiva parla di squalifica su «attività inerenti la disputa delle gare», quindi non la preparazione delle stesse), non Conte. Ma apriti cielo.
Le sue parole vengono lasciate decantare per ventiquattro ore, poi arriva la replica piccata della Juve, del suo amministratore delegato Beppe Marotta, a Sky. «Ritengo inopportuna l'uscita di Zeman, visto che era chiaro il riferimento a Conte. O è una boutade e lascia il tempo che trova, o era mirata: dice di non aver letto le carte, quindi non riesce a dare un significato ad una condanna di primo grado di un suo collega per omessa denuncia e non per illecito. L'omessa denuncia può nascere anche dalle parole di un singolo calciatore che non trova riscontro in altre decine di colleghi che affermano il contrario. Il codice di giustizia è obsoleto. Squalificare un allenatore è un grave danno per una società: non ci sono prove concrete, questo codice va riformato, e il regolamento dice che l'allenatore può svolgere la sua attività nell’arco della settimana. Ho tanti ricordi del boemo, ma anche un’immagine chiara: quando allenava il Lecce, in un Lecce-Parma 3-3, abbandonò la panchina a dieci minuti dalla fine fumando la sua sigaretta e dando le spalle al campo. Dovrebbe darci una risposta su questo piuttosto che interessarsi a vicende che non gli appartengono. Mi auguro che il presidente dell’Assoallenatori prenda una posizione sulle parole di Zeman».
(...)«Ci sono delle regole. Solo a queste bisogna attenersi», prova a chiudere il discorso Renzo Ulivieri, appunto, numero uno dell’Assoallenatori. «Non c’è un’altra posizione possibile, le norme esistono e tutti devono starci e il momento che sta attraversando la nazione imporrebbe di evitare le polemiche». Inevitabile, il parere di Cesare Prandelli, tecnico della Nazionale, radunatasi ieri a Coverciano per l’amichevole con l’Inghilterra. Il ct si schiera con Conte. «Per me una squalifica di dieci mesi è già abbastanza pesante, non vedo perché uno non possa allenare».
La Roma prova chiudere la polemica con l’intervento del dg Franco Baldini, dopo una difesa di Zeman da parte dell’ad Claudio Fenucci in una telefonata con Marotta. «Un’opinione personale - ha spiegato Baldini - ed in quanto tale da ritenersi legittima, fornita in seguito ad una domanda generica e alla quale negli stessi termini è stata data risposta, tralasciando l’uso che della risposta è stato fatto, ha generato un'altra inutile polemica». Chiaro, no? E ancora: «Abbiamo appena finito di realizzare, attraverso le Olimpiadi, quanta bellezza lo sport sia invece in grado di generare, bellezza che la Roma davvero non vorrebbe rendersi complice nel disperdere. Una volta rilevato la profonda differenza tra regolamenti e sentenze con quelle che sono invece semplici ed inutili illazioni, ci auguriamo ed auguriamo a tutti un buon campionato».
Ma intanto ieri il procuratore federale Palazzi ha impugnato tutte le sentenze della commissione disciplinare, tranne quelle relative a Padelli e Bombardini. Quindi Bonucci e Pepe tornano a giudizio.
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