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«Odio la Juve». Nessuno dimentica, chiedete a Torino, lo spot del Ninja che piace tanto ai tifosi della Roma. E che oggi è anche lo slogan che accompagna l'inseguimento dei giallorossi alla capolista, come scrive Ugo Trani su Il Messaggero.
Le parole, in quel filmato girato a tradimento, hanno la migliore conferma dai fatti. Momenti di sport e non di violenza. Bellissimi, dunque. Sono quelli dei gol in campionato di Nainggolan: già 9 (il suo record).
Radja è sempre se stesso. Originale e plateale. Basta tornare alla notte di San Siro. Oppure a quella di maggio, quando in via Veneto, si appartò in un albergo a più stelle con il ct azzurro Conte. Che lo avrebbe voluto, dai primi di luglio, con lui al Chelsea. Nainggolan disse no. Per restare qui. Proprio lo stesso rifiuto di quando, ancora giocatore del Cagliari, gli venne offerta la possibilità di trasferirsi alla Juve. Da lì sono nati i tweet al veleno, ancora attuali e sempre in canna, con i tifosi bianconeri.
Spalletti ha difeso il Ninja dagli sciacalli che lo hanno inquadrato con la sigaretta già fuori dal pacchetto e con la marcia ancora non ingranata per raggiungere casa prima dell'alba. «Radja deve mangiare tanto, correre molto e dare tanti baci». L'allenatore lo porta come esempio. Perché sa che cosa gli garantisce in campo. «Vada pure al massimo».
Nainggolan incide quanto Higuain da quando Spalletti lo ha battezzato trequartista: 12 gol stagionali (8 nel 2017, contando i 2 in Coppa Italia). Magari Conte, guardandolo dall'Inghilterra, ripensa alla forza d'urto di Vidal, sregolato forse più di Nainggolan. Che, ad esempio, sa quando deve rallentare, soprattutto dopo un'accelerazione come quella di San Siro.
La rosa rossa che ha sotto il collo è stata partorita in un mese (tra marzo e aprile dell'anno scorso). Le due ali sulla schiena sono il ricordo della mamma fiamminga che, scomparsa 7 anni fa, resta al centro della sua vita (e della gemella Riana, ora protagonista nel calcio a 5), dopo la fuga del papà indonesiano che li abbandonò senza un perché. I tatuaggi continuano a fiorire insieme con i gol: Radja non conta più i primi, ma fa più attenzione ai secondi.
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