E, alla fine, intervenne il governo. L'incendio di polemiche divampato alla base della decisione presa da Dazn di vietare la visione contemporanea su due dispositivi ha toccato anche la politica, scrive Benedetto Saccà su Il Messaggero. E, ora, non si esclude neppure un rinvio dei cambiamenti. Di certo, da Pd e Lega a CinqueStelle e Leu, i partiti hanno chiesto un interessamento di palazzo Chigi e, non per caso, ieri alle 15.45 il ministero dello Sviluppo economico ha emesso una nota. "Il ministro Giancarlo Giorgetti ha convocato al Mise i vertici di Dazn per fare chiarezza, a tutela dei consumatori, anche sulle ultime decisioni dell'azienda che detiene i diritti tv del calcio di Serie A. Giorgetti, insieme con la sottosegretaria Anna Ascani che ha la delega sulla materia, ha invitato i rappresentanti di Dazn martedì 16 alle ore 15". Immediata, o quasi, è stata la replica della piattaforma televisiva. "Come di consueto siamo disponibili alla collaborazione e al confronto con le autorità e le istituzioni: a questo riguardo, abbiamo prontamente accolto l'invito da parte del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e del sottosegretario Anna Ascani, ad un confronto da svolgersi all'inizio della prossima settimana», le dichiarazioni rilasciata dai vertici di Dazn all'agenzia Ansa. Secondo quanto filtrava nella serata di ieri, il «confronto con autorità e istituzioni" di Dazn potrebbe anche portare, se non a una retromarcia, almeno a un differimento del divieto alla doppia visione con un singolo abbonamento. O meglio. A prendere corpo è l'ipotesi legata a un'entrata in vigore delle modifiche non da dicembre o da gennaio, bensì dall'inizio della prossima stagione calcistica: conservando dunque la situazione attuale sino alla fine del campionato in corso. Un'altra soluzione allo studio è invece il pagamento di un sovrapprezzo contenuto per accedere alla duplice visione una sorta di abbonamento premium.
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Caso Dazn, interviene il governo
Immediata, o quasi, è stata la replica della piattaforma televisiva. Non si esclude neppure un rinvio dei cambiamenti
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