(Corriere dello Sport - R.Maida) - «Come posso dimenticarlo? Un gol del genere si ricorda per sempre» . Christian Panucci risponde al telefono da Mosca, dove sta lavorando con Capello nello staff tecnico della nazionale russa. Sorride fiero. Sa di custodire un piccolo record: è stato l’ultimo giocatore della Roma a segnare una rete vincente in casa del Genoa. Era il 24 novembre 2007, con Spalletti in panchina: Genoa-Roma 0-1 proprio all’ultimo assalto. Da allora, la Roma a Marassi le ha sempre buscate.
rassegna stampa
Panucci: «Tifo Roma, Zeman ha coraggio ma certe cose non doveva dirle»
(Corriere dello Sport – R.Maida) – «Come posso dimenticarlo? Un gol del genere si ricorda per sempre» .
Che momento è stato, Panucci?
«Un’emozione enorme. Io sono di Savona e sono cresciuto nel Genoa, perciò sentivo quella partita in modo particolare. Inoltre, pochi giorni prima avevo segnato con la Nazionale in Scozia, sempre a tempo scaduto. Davvero una settimana speciale».
Al Genoa stava per tornare. Poi è capitata un’incomprensione con Preziosi, che ha aspettato due giorni in un albergo a Milano.
«Non risvegliamo vecchi rancori. E’ andata in un altro modo e sono finito al Parma».
Domenica allora avrà il cuore diviso.
«No, no. Domenica, dallo studio di Sky, tiferò per la Roma. La maggior parte del mio cuore in dieci anni di militanza è diventata giallorossa».
Vince la Roma, allora?
«Onestamente non lo so. E’ una partita aperta, perché i tifosi della gradinata Nord sono incredibili e perché il Genoa è una buona squadra. Dovendo scommettere, suggerirei di puntare sulla quota più alta».
Genoa-Roma è anche De Canio contro Zeman.
«A dispetto delle statistiche, De Canio ama far giocare a calcio le sue squadre. Così come Zeman. Mi aspetto una partita d’attacco, con molti gol».
Zeman però in questi giorni è stato discusso per aver escluso De Rossi.
«Ha fatto scelte coraggiose, si è preso delle responsabilità. Però non avrebbe dovuto raccontare in sala stampa che i giocatori pensavano ai fatti propri: i panni sporchi si lavano in famiglia».
Se fosse successo a Panucci, quando giocava, di ricevere certe critiche in pubblico?
«Ci sarei rimasto male».
Soltanto? Chi la conosce si metterà a ridere.
«Vabbè, diciamo che non so cosa avrei fatto».
La società è rimasta in silenzio, senza intervenire.
«Ma voi siete sicuri che non sia intervenuta in privato?».
No.
«Appunto. E’ il discorso di prima. Meglio parlarne lontano da microfoni e taccuini, anche se capisco che per i giornalisti è peggio. Ormai sono un po’ giornalista anche io: forse per questo sono diventato più diplomatico».
De Rossi, che lei conosce molto bene, come reagirà?
«Daniele ha già reagito bene, è stato molto bravo in un momento in cui nessuno lo ha tutelato. E una volta in campo beh... basta ricordare che è un calciatore tifoso. Quindi farà il suo dovere».
Da regista o da interno?
«Ovunque. De Rossi è un centrocampista formidabile, tra i migliori al mondo. E’ un vincente. E i calciatori come lui possono stare dappertutto».
De Rossi fatica ad applicare il calcio che chiede Zeman.
«Guardate che il calcio lo fanno i giocatori. Non è un problema di modulo, di pressing, di uno o due tocchi. E’ un problema di qualità. E De Rossi ne ha tanta. Penso che anche Zeman lo sappia».
Con Zeman si può vincere?
«Lo spero per i tifosi della Roma. Ma serve tempo, lo hanno detto anche i dirigenti. L’obiettivo oggi dev’essere fare meglio dell’anno scorso: in un campionato mediocre è possibile».
Anche Panucci dall’estero critica la serie A.
«Il calcio è lo specchio di un Paese. L’Italia è in crisi, cosa dovremmo aspettarci?»
Sembra di sentir parlare Capello, il suo capo.
«Capello è il migliore allenatore che abbia mai avuto. Il fatto che mi abbia chiamato in Russia è un onore straordinario. Tanto più che il mio obiettivo è proprio allenare».
Come è possibile? Pochi mesi fa aveva accettato un incarico da dirigente con Zamparini.
«Acqua passata. Sono molto felice di essermene andato. E ora sto scoprendo Mosca: faccio avanti e indietro con l’Italia, sto bene».
Di cosa si occupa esattamente?
«Lavoro con i giocatori sulla fase difensiva. E soprattutto cerco di rubare a Capello i segreti del mestiere: la sua praticità, la sua bravura nella gestione del gruppo. E’ veramente incredibile come riesce a motivare la squadra».
Si vede dai risultati.
«Quattro vittorie su quattro: otto gol fatti e nessuno incassato. Schemi o non schemi, gioco o non gioco, stiamo andando avanti. Puntiamo al Mondiale, poi si vede».
Tutto funziona anche senza sapere il russo?
«Abbiamo gli interpreti. E ci sono giocatori che parlano spagnolo o francese o inglese. Ma qualche parola di russo la conosciamo. Roba tecnica».
Come si dice “due tocchi” in russo?
« Dva kasanie ».
Complimenti. Ma come fa a vedersi allenatore? Da giocatore ha litigato con tutti.
«Falso. O meglio, ho avuto confronti con tanti allenatori conservando un ottimo rapporto con loro. Tranne che con Lippi, ovvio. E aggiungo una cosa: Capello è stato il tecnico con cui ho discusso di più, eppure mi ha chiamato in Russia dicendomi che la mia strada è allenare».
E se da allenatore incontrerà un tipo come Panucci come si comporterà?
«Chi sbaglia, paga. Quando ho sbagliato, io ho sempre pagato».
E dove vuole arrivare in panchina?
«Non lo so cosa mi riserverà il destino. Mi piace scoprirlo passo dopo passo. Di certo sono ambizioso: voglio il massimo».
Il massimo può essere la Roma?
«Me lo auguro. Ma non diciamolo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA