rassegna stampa

Otto ore al video e l’Italia in pugno

Rudi Garcia è arrivato in Italia nella perfetta oscurità e, come sottolinea oggi il Corriere dello Sport,  ha vinto tutte e sette le partite ufficiali in cui è stato impegnato.

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Rudi Garcia è arrivato in Italia nella perfetta oscurità e, come sottolinea oggi il Corriere dello Sport,  ha vinto tutte e sette le partite ufficiali in cui è stato impegnato. Fino a venerdì della prossima settimana resterà tale, il capoclassifica, l’uomo a punteggio pieno, il messaggero di un calcio alternativo.

Invece di montarsi la testa, continua a fare l’allenatore spostando i meriti dalle proprie spalle a quelle dei giocatori, che ringrazia di cuore primo per averlo ascoltato, secondo per difendere tutti insieme, terzo per rovesciare sul campo la rabbia ammucchiata nella scorsa stagione. E ricorda che esistono e sono esistite altre squadre capaci di scavalcare le prime porte dello slalom a velocità incontrollabile per poi rovinare a terra, nella prima o peggio nella seconda manche.

In realtà tutte le vittorie della Roma sono sgorgate logicamente da una superiorità tecnica oppure da un’interpretazione tattica azzeccata e ancora dalla determinazione che dalle parti di Trigoria in precedenza non si trovava a nessun mercatino. Hanno cioè avuto una loro logica e in qualche modo potevano essere previste. Di soprannaturale o quasi hanno solo un aspetto: la velocità con la quale Garcia ha scoperto passaggi segreti e rotte battute del calcio italiano, qualcosa che non ci si aspetterebbe rientri nel bagaglio culturale di un tecnico francese di ascendenza spagnola con una passione per la Premier League inglese.

Garcia ha avuto la certezza di essere l’allenatore della Roma all’inizio di giugno, ha firmato il contratto poco prima della metà del mese e ha visitato per la prima volta il centro sportivo di Trigoria il 17. Ha avuto quindi meno di novanta giorni per imparare quel che doveva sulle avversarie del campionato. Li ha passati immerso nella visione di centinaia di dvd estratti dalla ricca collezione del direttore sportivo Walter Sabatini. Sette od otto ore quotidiane di immersione nel mare di bit scolpiti sui dischetti, il principale strumento di lavoro degli allenatori di oggi assurto a compagno di vita, la sala proiezioni di Trigoria diventata per lui quello che la biblioteca dell’università è per un vecchio professore.

Non lo hanno lasciato solo. Ci tenevano alla sua sanità mentale. Gli è stato accanto fin dall’inizio Frédéric Bompard, il suo assistente che adesso, in corso di torneo, è diventato il filtro vitale che gli incanala il fiume di informazioni. Dopo ogni maledetta domenica, o comunque il giorno successivo a ogni partita, Bompard si chiude in studio con il videoanalista Simone Beccaccioli. I due guardano tutti i video disponibili degli avversari seguenti. Sfrondano il materiale. Poi arriva Garcia. Tutti insieme montano una sintesi di un’oretta dei fatti significativi della squadra che ci si appresta ad affrontare. Il dossier filmato viene mostrato ai giocatori della Roma, quindi Garcia comincia a portarselo dietro amorevolmente e lo usa per approfondire certi argomenti.

Il che gli brucia parecchio tempo teoricamente libero. Del resto lo pagano abbastanza bene. E gli hanno arruolato un equipaggio indurito da molti anni di viaggio. Quando gli hanno imbarcato anche Aurelio Andreazzoli lui non ha avuto nulla da ridire. Sapeva di mettersi accanto una memoria storica enciclopedica e una rara capacità di analisi di pregi e difetti altrui. Non è partito al buio, anche se è arrivato nell’oscurità e per farsi notare ha dovuto mettere insieme una serie positiva di rara efficacia. Come dice lui, vincere aiuta.