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Il Toro lucida Cerci, miglior bomber da 37 anni

(La Stampa – G.Odennino) – «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine vince la Roma di Garcia». Hanno fatto in fretta i tifosi granata a parafrasare la celebre frase di Lineker sui...

Redazione

(La Stampa - G.Odennino) - «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine vince la Roma di Garcia». Hanno fatto in fretta i tifosi granata a parafrasare la celebre frase di Lineker sui successi della Germania dopo il record delle dieci vittorie consecutive dei giallorossi. Nel Toro, però, la sfida all’impossibile si mischia con la voglia di impresa. Epica, considerando le tante assenze e le difficoltà difensive finora palesate. Ma nella squadra di Ventura sta germogliando la filosofia seminata dal tecnico genovese dopo l’ultimo pareggio. «Se saremo quelli dei primi 15 minuti di Livorno - ha detto l’allenatore -, allora possiamo fermarli». Quindi se il Toro sarà concentrato e spietato, organizzato e slanciato allo stesso tempo, cresceranno le speranze di scrivere il proprio nome nella storia del calcio italiano, bloccando per primi la squadra dei record.

Il Torino sta preparando una ragnatela tattica per intrappolare il gioco di Garcia (non viene esclusa l’ipotesi di tornare alla difesa a quattro), ma la principale arma dei granata sarà Alessio Cerci. Non solo il vicecapocannoniere della serie A, ma il miglior bomber del Torino negli ultimi trent’anni grazie alle 7 reti segnate in 10 partite: solo Graziani nel 1976 ne realizzò 10 nello stesso avvio. Cerci quest’anno, poi, segna un gol ogni 109 minuti e soprattutto è l’uomo capace di fare la differenza in ogni momento. Devastante negli spazi e dotato di un mancino chirurgico, Cerci è chiamato a trascinare il Toro nella notte più attesa e magari a centrare due obiettivi in un colpo solo. Nel mirino del granata, infatti, c’è la voglia di fare un gol per interrompere l’inviolabilità di De Sanctis (un solo gol al passivo, 681 minuti fa) e abbattere un personale tabù. Perché Cerci alla «sua» Roma non ha mai segnato e soprattutto ha sempre perso nei duelli frontali: 4 precedenti e 4 sconfitte (due con la Fiorentina e due con il Torino).

Trovare un altro momento migliore per la «prima volta» di Cerci diventa difficile, anche se il legame dell’ex romanista con il mondo giallorosso è sempre forte. «Ho vestito quella maglia per la prima volta a 11 anni, ho vissuto al pensionato di Trigoria e per me non sarà mai una partita qualsiasi», ha spesso ricordato l’ala. In più c’è l’amicizia con De Rossi e Bruno Conti a fare da sfondo, insieme a una specie di malinconia per non essere riuscito ad imporsi nella Capitale dopo il debutto a 16 anni e 9 mesi con Capello allenatore nel 2004. Al cuore, però, non si comanda. E Cerci vuole entrare nella storia, con un Toro che a fari spenti sogna l’impresa delle imprese.