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Colantuono non si fida «Totti? Un highlander»

(Il Messaggero – A.Angeloni) – Stefano Colantuono, a detta del suo direttore tecnico Pierpaolo Marino, è il principale artefice della sorprendente Atalanta.

Redazione

(Il Messaggero - A.Angeloni) - Stefano Colantuono, a detta del suo direttore tecnico Pierpaolo Marino, è il principale artefice della sorprendente Atalanta.

È d’accordo?

«La squadra, tutta, è stata brava. Ma se pensiamo di essere arrivati, commetteremmo un errore enorme. L’effetto sorpresa è finito, però. Bisogna stare attenti».

Una partenza a razzo, si aspetta un calo?

«Può essere fisiologico. A livello mentale forse qualcosa in più abbiamo speso in questo periodo, fisicamente stiamo bene, la preparazione è sempre la stessa da anni. In estate abbiamo solo disputato amichevoli più intense, con squadre avanti a noi nella preparazione o formazioni di serie A. Forse questo ci ha dato un ritmo diverso da subito».

Fa strano pensare a un romano che si trova così bene a Bergamo

. «Se me lo chiedessero resterei a vita. L’Atalanta è la più grande delle piccole, se restiamo in A, vedrete, in futuro lotteremo per altri obiettivi».

Marino dice che per la salvezza serve una classifica da Europa League. Esagerato, no?

«No, non direi. Dobbiamo fare quarantotto punti, la quota europea si aggira intorno ai cinquanta».

E ora nella vostra strada trovate la Roma.

«Una squadra difficile da affrontare. Prevedo un match terribile».

Da giocare in difesa?

«Se la Roma ci costringerà a farlo, lo faremo. Un po’ come è successo al Milan a Barcellona: si è difeso è vero, perché costretto. Per fare risultato dovremo essere tosti, compatti, concentrati. Questa settimana siamo stati troppo sotto i riflettori, non vorrei che i ragazzi mollassero la presa. Non bisogna avere paura di nessuno».

Come giudica Luis Enrique.

«Ha idee e le porta avanti contro tutto e tutti. Ha personalità. Il suo calcio è bello, fatto di possesso palla, tagli. Dategli tempo, ha una squadra molto giovane».

Per una rivoluzione culturale, era necessario andare a pescare all’estero?

«Io ho lavorato con Sabatini e conosco Baldini: se lo hanno scelto, vuol dire che vale. Detto questo, aggiungo che in Italia ci sono molti bravi allenatori, qui abbiamo una delle migliori scuole in Europa».

Totti nel ruolo di trequartista la tranquillizza o la allarma?

«Mi allarma Totti. Punto. Uno come lui può giocare come vuole, sa sempre andarsi a cercare il punto dove farti male. Ha trentacinque anni, ma è un highlander del calcio. Diciamo che se sta a casa è meglio, siamo più tranquilli».

Stessa domanda su De Rossi.

«Stessa risposta che ho dato per Totti. Daniele è tra i cinque centrocampisti più forti al mondo. Fa un lavoro pazzesco in copertura: vede le traiettorie, imposta. Una roba incredibile».

Sogna di allenare a Roma un giorno?

«Chissà. Non pongo limiti, il calcio è così strano. Ma non vivo per questo, per me è importante allenare e a Bergamo mi trovo benissimo. Non mi metto certo a fare lo schizzinoso, dicendo di preferire questa o quella piazza».

Come si affronta la Roma?

«Con equilibrio».

Lei è un uomo equilibrato?

«Da un punto di vista tattico, sì. Per il resto un po’ meno».