In Italia si fa, ma non si dice. E nemmeno si racconta. Il Decreto Dignità, varato ieri dal Consiglio dei Ministri e che probabilmente diventerà legge, farà calare un velo sui giochi che prevedono vincite in denaro, comprese le scommesse sportive, come riporta Leggo.
rassegna stampa roma
Decreto buca-pallone
Dal 1° gennaio 2019 sarà vietato pubblicizzare le scommesse sulle partite su qualsiasi piattaforma. Per i nostri club un salasso di 120 milioni l’anno
Dal 1° gennaio 2019 sarà illegale fare pubblicità al betting, con qualsiasi mezzo e su qualsiasi piattaforma. Restano fuori dal provvedimento le lotterie con vincita differita (come la Lotteria Italia) e, come recita l'articolo 8 del Titolo III della bozza di decreto Misure di contrasto della ludopatia "i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli".
Insomma: sarà ancora possibile scommettere sulle partite, ma guai a pubblicizzare quote, offerte o quant'altro «su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet». La pena? Un'ammenda del 5% del valore della sponsorizzazione e in ogni caso non inferiore, per ogni violazione, ad un importo minimo di 50.000 euro.
Il fantasma delle scommesse aleggerà fra noi, ma a rischiare di rimetterci le penne è il calcio italiano che dalle sponsorizzazioni sulle scommesse riceve un fondamentale aiuto economico, nell'ordine dei 120 milioni l'anno. Si complica una storia relativamente recente: la prima gara su cui si poté puntare legalmente nel nostro paese fu Italia-Norvegia del 27 giugno 1998, ottavo di finale del Mondiale di Francia (1-0 gol di Vieri).
Per le società, notoriamente in difficoltà nel torneo dei fatturati col resto dell'Europa che conta, è una mazzata. Con stadi vetusti e non di proprietà, inutili per merchandising e stati patrimoniali; con diritti tv sotto il miliardo di euro e quindi da serie C rispetto a Inghilterra, Spagna e, ora, anche Francia; i proventi dagli sponsor legati al mondo delle scommesse sono ossigeno. I club se ne stanno ufficialmente zitti, ma sono furiosi e solo parzialmente sollevati dal fatto che gli accordi firmati fino all'entrata in vigore del Decreto (giorno della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) resteranno validi.
"Perplessità", la esprime la Logico (associazione delle principali aziende di online gaming) ritenendo che il decreto "non possa produrre effetti positivi in termini di tutela del giocatore né ridurre, e non certo azzerare, i rischi derivanti da una pratica non controllata del gioco stesso" auspicando "l'apertura di un tavolo". La cui apertura è quotata, ma non si può più dire.
(R.Buffoni)
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