"Il primo obiettivo di ogni grande allenatore è: rappresentare un modello. Da questo punto di vista io ho avuto modo di lavorare con il tecnico che considero il migliore di tutti, che è José Mourinho. Un maestro. - scrive Javier Zanetti nel libro “Vincere ma non solo”, scritto dal Capitano dell’Inter del triplete, edito da Mondadori, come riporta La Repubblica -Il carisma, la leadership sono caratteristiche che alcune persone hanno innate, e lui ne ha da vendere. Una cosa che mi ha sempre colpito è sentire parlare i calciatori che via via hanno lavorato con Mou. Ne parlano come di un “secondo padre”: che poi è esattamente il suo obiettivo. Mou si “traveste” da secondo padre per ottenere la fiducia dei suoi uomini. Ed ecco spiegati i suoi comportamenti insieme protettivi e duri. La sua alternanza di carota e bastone. I suoi metodi li avevo visti all’opera in diretta, avevo assistito alla magia di questo signore che un giorno d’estate era entrato nelle nostre vite, nel nostro spogliatoio, e ci aveva rapito tutti. In una delle sue biografie non autorizzate, un giornalista ha classificato i sette comandamenti di Mourinho per vincere una partita. Li riporto qui, per pura curiosità, ma premetto che non so se sono veri e che per me non sono comunque il punto chiave della questione: la partita la vince chi fa meno errori, il calcio favorisce la squadra che induce l’avversario a commettere più errori, fuori casa invece di provare a essere superiori agli avversari è meglio cercare di farli sbagliare, chiunque abbia la palla rischia di commettere errori, rinunciare ad avere il pallone tra i piedi significa rischiare meno di commettere errori, chiunque abbia la palla, oltre alla palla stessa ha anche paura, perciò chi non ha la palla è più forte. Ho premesso che non so (e non credo) se questo prontuario sia autentico".
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La Repubblica
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