E se la lupa fosse stufa di allattare Romolo e Remo? Lo sguardo dritto sul campo mentre si attaccano stremati alla borraccia, piegati in una lieve smorfia di sconforto. O forse di rassegnazione, di fronte a una Roma che nella notte più difficile scopre di poter fare a meno di loro. Francesco Totti e Daniele De Rossi, da idoli, sono diventati un enigma. Soprattutto per Rudi Garcia, che negli ultimi 20 minuti della gara contro la Juventus ha scoperto di poter contare su una squadra persino migliore senza i suoi due capitani storici.
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Roma, l’ammaina bandiere: Totti & De Rossi sono stanchi. Garcia cerca un’altra guida
Per la prima volta però anche Totti e De Rossi iniziano a valutare seriamente un futuro altrove. A Garcia l’onere di decidere se sia già tempo di voltare pagina.
Era il minuto 70 quando il tabellone luminoso proiettava sull’Olimpico il numero dieci e il numero 16: fuori Totti, fuori De Rossi, romani e romanisti cresciuti nei giardini rassicuranti di Trigoria. Dentro Nainggolan e Iturbe, nati rispettivamente a millecinquento e undicimila chilometri dal Raccordo anulare, eppure capaci di restituire alla Roma la brillantezza che le era mancata fino a quel momento. Non a caso anche l’Allegri furioso, a fine gara, s’era detto soddisfatto dei primi 70 minuti della Juve. Ieri, mentre la dirigenza riunita agi ordini del presidente Pallotta in uno studio legale del centro parlava di budget futuri, investimenti e mercato, l’esclusione dei due giocatori riempiva le discussioni nei bar della città. Con l’Uefa che, in controtendenza, dedicava ai due un video per celebrarli come «come one-club- man», giocatori bandiera.
In una Roma già tesa come testimonia la lite pubblica di Manolas e De Sanctis (per più di un giocatore troppo sopra le righe il comportamento del portiere) la domanda è come i due capitani abbiano vissuto l’accantonamento: a Totti uscire non piace, a De Rossi aveva intristito già l’esclusione di Verona. Entrambi però terranno i propri malumori per sé oggi alla ripresa degli allenamenti. Quando Garcia si troverà di fronte all’imbarazzo di iniziare a decidere se sacrificare i suoi totem per restituire velocità alla Roma, già domenica col Chievo: «Iturbe è riuscito a non farci sentire sentire l’uomo in meno perché dribblando creava superiorità», è l’analisi che più o meno tutti condividono. Eppure la situazione del capitano e quella del suo vice non sono sovrapponibili. Perché ai cambi Totti, sostituito 20 volte in questa stagione, ha fatto il callo: gestirlo è un obbligo, ma rinunciarci, ora che alla Roma con Doumbia ai box manca un’alternativa, è impossibile. Anche De Rossi ha dovuto scendere in campo gioco-forza quando Keita era in coppa d’Africa, ora però le alternative non mancano.
Per la prima volta però anche Totti e De Rossi iniziano a valutare seriamente un futuro altrove: «Spero di fare il meglio possibile nei due anni che mi restano», ha detto il 10, pensando all’addio dopo la prossima stagione (o ventilandone un’altra?). Mentre De Rossi s’è espresso recentemente sulla voglia di provare esperienza nuove: «Giocare il superclásico con il Boca o un anno negli Usa». A Garcia l’onere di decidere se sia già tempo di voltare pagina.
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