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La Repubblica

Mourinho, Sarri e la responsabilità di renderci felici

Getty Images

L’uno è un capitano di ventura, l’altro un alchimista, fra loro una guerra di astuzie e attese, ma a decidere sarà il mercato

Redazione

L’un contro l’altro armati. O amati. Non hanno ancora fatto le valigie che Mourinho e Sarri, nuovi emblemi, totem, ispiratori, muse e potenziali, quando sarà, capri espiatori di Roma e Lazio, già sentono sulle spalle il peso di una mostruosa responsabilità: la felicità, scrive Enrico Sisti su La Repubblica. Nella storia calcistica della città la leggendaria mela spaccata esattamente in due continua a ben rappresentare la saldezza delle contrapposizioni, che hanno una bisogno dell’altra. Il primo è empatico e forastico, il secondo no. Il primo è un capitano di ventura che ha raccolto vittorie in ogni contrada, il secondo ricorda più un alchimista, anche lui spesso vincente (Chelsea, Juventus). La loro sarà una guerra bianca, fatta di astuzie, di forza dinamica del pensiero applicato, di attesa. Più che ai duellanti di Conrad e Ridley Scott, verrebbe da accostarli ai due assoli di chitarra di Hotel California degli Eagles (se non li conoscete, provate a vedere il film e ad ascoltare la canzone, ne uscirete senz’altro più ricchi): due filamenti, Mou e Sarri, che si sfiorano, vanno e vengono senza mai interferire con lo spartito altrui, alleati alla ricerca della perfetta armonia. Lotito ha raggiunto i Friedkin? Forse li ha persino superati. Ma tutto dipenderà dal mercato, da cosa i presidenti saranno in grado di offrire ai nuovi inquilini della loro panchina. A freddo non si può dire nulla, né sperare né disperare. Sarebbe tuttavia un delitto continuare a credere a lungo in queste rose. Lotito ha più storia in reggenza e nella sua metà di mela ha insegnato a fare di necessità virtù. Per anni la Roma non ha praticamente avuto un vero padrone. Siamo soltanto all’inizio.