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Speravo de morì prima, sei puntate su Francesco Totti in onda su Sky Atlantic da venerdì, è un coraggioso tentativo di restituire il pathos dell’apice e soprattutto dell’addio al calcio del ‘capitano’. Coraggioso, il tentativo, ma destinato a sconfinare nel didascalico.Non c’è fiction - sottolinea Enrico Sisti su 'La Repubblica' - che possa riprodurre la verità sudata ed emozionata di uno sport o di una sua stella. E non è trascorso ancora abbastanza tempo dal Totti autentico per fare a meno dello sguardo originale di Checco. Il racconto ruota attorno alla sua esistenza agonistica e privata, con una particolare attenzione agli ultimi giorni, quando il sogno di Francesco rischiò, nell’ordine, di farsi confuso, sgretolarsi e infine costringere il suo autore a un atroce risveglio, sudato e affannato.
Il punto nevralgico della vicenda è proprio la fine della carriera. Chi gioca è il campione, chi smette è l’uomo. Quel che sappiamo è che Totti ha febbrilmente vissuto un tramonto sbilenco, inquinato nei colori e nei toni dalla pessima relazione con l’ultimo Spalletti, un lungo addio avvelenato da mille malinconie e tormentato dai dubbi. Totti ha giocato sino a 41 anni perché era Totti. Nemmeno Spalletti (impersonato da un fantastico Gianmarco Tognazzi) è riuscito a fare a meno di lui nelle ultime partite disponibili, tra spogliatoi bollenti e litigate epocali. Un altro avrebbe lasciato a 35 anni, in piena luce. Totti no. Ha voluto raschiare il fondo del barile, ‘colpevole’ di immaginarsi eternamente giovane.
Alcuni personaggi secondari funzionano (soprattutto lo Spalletti ‘tognazziano’ e il papà di Checco, interpretato da Giorgio Colangeli): però manca l’odore della sofferenza e della felicità, l’illuminazione del più grande talento del calcio italiano, dell’uomo che ha lottato contro i suoi infortuni, senza paura, del ‘semplice a vita’ che rinuncia al Real Madrid e alla cioccolata. La fiction è un’esibizione, il calcio di Totti è viscerale.Non si potevano incontrare. Domina una visione western dell’esistenza, io contro te, con tanto di musica pronta a evocare il binomio Leone-Morricone. Totti che parla con il pallone ai piedi, il Totti autentico di cui è ancora pieno il mondo, il Totti carne ossa legamenti e lacrime che abbandona il calcio dentro uno stadio che piange all’unisono. Il Totti che ha lasciato sul campo e nel cuore un vuoto spaventoso, all’interno del quale per anni e anni rimbomberanno i suoi capolavori, sono un’altra cosa.
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