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Il Milan cerca un colpo da grande, la Roma insegue la Juve con Totti

(La Repubblica-E.Currò) C’era una svolta. Nel mediocre campionato del Milan quella di stasera a San Siro, contro la Roma imbattuta, è la classica grande occasione, per tentare l’impresa che non è riuscita a nessuno.

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(La Repubblica-E.Currò)C’era una svolta. Nel mediocre campionato del Milan quella di stasera a San Siro, contro la Roma imbattuta, è la classica grande occasione, per tentare l’impresa che non è riuscita a nessuno. Logica e numeri vietano l’ottimismo: la Roma ha una media di 3 gol subiti ogni 3 partite, il Milan di 1 a partita in casa e di 2 a partita in trasferta. Ma lo psicologo Berlusconi, addetto ai miracoli secondo autoinvestitura, è certo di potere moltiplicare i pani e i gol di Balotelli, catechizzato all’uopo durante la replica della cerimonia che già fruttò in Champions, annotano gli agiografi, lo 0-0 con l’Ajax e la qualificazione. Entusiastici dispacci offrono la cronistoria dell’ennesima discesa dal cielo.

L’elicottero si è posato sul suolo rossonero alle 14,15. Il presidente era accompagnato dal solo fedelissimo non ancora apparso nel sacro recinto: il cane Dudù si è intrufolato sul velivolo dell’indulgente padrone. Il quale, dopo il pranzo con la squadra, ha ribadito la necessità «di dominare il gioco, di combattere lealmente e di vincere convincendo» ad Allegri e all’ad di turno Galliani (stavolta la figlia Barbara era assente per impegni personali). Poi ha congedato il barboncino e ha provveduto a qualche confessione singola. Abbiati è stato complimentato per il felice invecchiamento. A Emanuelson è stata impartita la benedizione da terzino. Infine, con l’ex mela marcia Balotelli, è stata utilizzata l’arte maieutica. «Gli ho chiesto se vuole vincere o perdere. Vincere, mi ha risposto. E che cosa bisogna fare per vincere? Fare gol. E che cosa bisogna fare per segnare? Tirare in porta. E dove bisogna stare per tirare? Vicino alla porta. E allora, gli ho detto, perché tu torni sempre a centrocampo?». A Balotelli è stata dunque intimata una più assidua presenza in area. E Allegri, dovendo trovare un compromesso tra l’attacco decimato e una difesa attenta, ha tre opzioni: l’albero di Natale con gli imberbi Saponara o Niang accanto a Kakà e dietro Balotelli, la coppia di punta Balotelli-Matri e la formula più probabile: l’eclettico Montolivo avanzato sulla trequarti, per oscillare tra il 4-3- 2-1 e il 4-4-1-1 con Poli e Muntari esterni.

Coltiva invece un solo dubbio il fiducioso Garcia («possiamo vincere a Milano»): Totti vuole giocare dall’inizio, malgrado il rischio del freddo e di un’autonomia non illimitata. La certezza più evidente rimane la ritrovata solidità della panchina di Allegri, anche grazie ai milioni della Champions. Lui si gode i complimenti di Lippi. «Gli pagherò una cena. Io non ho mai dubitato delle mie capacità: in tre anni e mezzo, con gli alti e bassi fisiologici, qualche risultato l’ho ottenuto. La Roma non è stata la sola società ad avermi cercato. Ma io sono contento di essere rimasto qui a finire il mio lavoro. Lo scambio di panchina con Prandelli? Io ho il contratto in scadenza e non so che cosa farà lui, dopo il Mondiale. Le aspettative su una squadra sono legate al suo valore. Se è da 6, non si può pensare che valga 8. La Roma è costruita per lo scudetto, il Milan per confermare il terzo posto e provare a migliorare ». Forse migliorerà a gennaio con Rami e Honda, alla fine di un mercato che può segnare il congedo da Braida (candidato alla Samp) e l’ingaggio di Sogliano nuovo ds. «Qualche giocatore dovrà partire, siamo in 30 e c’è chi ha bisogno di giocare. El Shaarawy? Ha giocato poco, ma il suo valore resta: l’anno scorso ha fatto 16 gol». Il momento è delicato, ammette Allegri. «Mi aspettavo che saremmo stati un po’ più in alto»«Il momento è difficile», concorda Berlusconi. «Speriamo di avere la forza e la voglia di venirne fuori, com’è successo altre volte. Io ce la metto tutta per me e per il mio paese». Non si parla solo di calcio, a Milanello, e non è una novità.