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Ecco le mail di Soros per acquistare l’As Roma

(Il Romanista – D.Galli) – Non c’era alcuna occhiuta rapina, c’era invece George Soros, c’era una volta uno degli uomini più ricchi del mondo che voleva comprare l’As Roma.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - Non c’era alcuna occhiuta rapina, c’era invece George Soros, c’era una volta uno degli uomini più ricchi del mondo che voleva comprare l’As Roma. E oggi Il Romanista tira fuori altre prove inedite, esclusive, che lo dimostrano una volta di più. C’era una banca d’affari americana che trattava per suo conto, c’erano uno studio legale e un noto penalista newyorchese impegnati per mesi nell’affare, c’erano 283 milioni di euro concordati per la cessione. Poi c’è stato un cammello volante che recava sulle gobbe un’offerta fantasma di 420 milioni di euro. E poi c’è il presente.

Gli americani sono arrivati comunque, il penalista newyorchese fa il vicepresidente dell’As Roma, lo studio legale ha gestito una trattativa, non più con i Sensi ma con Unicredit e, con gli americani che guidano il club, ci lavora stretto contatto. Ieri, però, un lancio dell’AdnKronos, l’agenzia di stampa del consigliere di amministrazione dell’As Roma Giuseppe Marra, ha indirettamente negato l’esistenza di Soros e chissà, per inciso, come la prenderà il presidente del Consiglio di amministrazione, James Pallotta, che giorni fa ha ridetto: «L’operazione mi era stata suggerita da George Soros perché è stato molto vicino a comprare la squadra». [...]

Scrive l’AdnKronos: «Nessuna manifestazione d’interesse, nessuna offerta e nemmeno una partecipazione agli incontri attraverso un rappresentante. Questa, secondo gli atti prodotti da un’indagine della Consob in relazione alle azioni dell’As Roma tra il settembre 2007 ed il maggio 2008, in possesso dell’Adnkronos, è la storia mai nata tra la società giallorossa e George Soros. Il nome del magnate statunitense è stato accostato per mesi, nel 2008, alla Roma, ma secondo gli atti della Consob, l’ipotesi del passaggio del club all’uomo d’affari americano, attraverso la mediazione della merchant bank Inner Circle Sports LLC, non è mai stata concreta». Attenzione, questo non lo scrive la Consob. È la conclusione cui arriva l’AdnKronos. L’agenzia riporta le parole della Consob: «Le informazioni fornite da ICS (Inner Circle Sports, ndr) alla Consob tramite la SEC (la Consob americana, ndr) hanno confermato quanto sostenuto da Compagnia Italpetroli. In particolare ICS ha confermato che in nessuno degli incontri con Gianroberto de Giovanni (l’avvocato di Italpetroli, ndr) e la famiglia Sensi, ha mai partecipato alcun rappresentante di George Soros e che in nessuna occasione è stata mostrata a Gianroberto de Giovanni evidenza documentale degli accordi tra ICS e Soros Fund Management». Certo. Verissimo. Ufficialmente, i rapporti non sono tra i Sensi e Soros. Ma tra i Sensi e Inner Circle Sports, che è una banca d’affari, è un intermediario, negozia con i potenziali acquirenti di società sportive e incassa provvigioni sulla vendita. [...]

Il 12 novembre 2007 Compagnia Italpretroli ha reso noto che "è stata rappresentata da parte di terzi, l’esistenza di un possibile interesse di un investitore americano in merito all’investimento nel capitale dell’As Roma; tuttavia, Compagnia Italpetroli non ha mai ricevuto, né direttamente né indirettamente, alcuna manifestazione di interesse, né offerta da parte del suddetto investitore, avente ad oggetto il pacchetto di maggioranza del capitale dell’As Roma"». Peccato che il confidentiality agreement risalga a settembre 2007. Quindi per sette mesi Italpetroli, attraverso l’avvocato de Giovanni, si è confrontata con la ICS anche se dietro non c’era nessuno? E le oltre 80mila mail a che sono servite? Perché se le sono scambiate, se all’orizzonte non compariva nemmeno l’ombra di un occhiuto rapinatore? Un’altra osservazione riguarda l’offerta. Come ben sa chi lavora su operazioni del genere, le offerte formali non si inviano per non interferire con l’andamento dei mercati, ai quali andrebbero immediatamente comunicate. C’è una contrattazione continua su più tavoli, su più aspetti e su diverse cifre. Quando l’accordo è totale, ci si mette seduti dietro a una scrivania e in qualche giorno si firmano i contratti.

Il lancio dell’AdnKronos prosegue così: «Solo il 25 marzo 2008 la merchant bank Inner Circle Sports LLC "ha svelato" che il potenziale investitore era George Soros. A fare il nome del magnate statunitense è stato Steven Horowitz (uno dei partner di ICS, ndr) in una telefonata all’avv. Gianroberto de Giovanni, legale del gruppo Italpetroli. Il 22 aprile 2008, Horowitz ha comunicato a de Giovanni che "i rappresentanti del family office di George Soros non intendono più perseguire l’acquisizione del Club"». Anche questo è vero, e anche logico. L’obiettivo era quello di far sapere il più tardi possibile ai mercati che dietro l’operazione c’era Soros. Però Soros c’era, come "comunica" Horowitz a marzo. «Per la Consob però - si legge nel lancio d’agenzia - "ICS non aveva prodotto alcune evidenza di un reale coinvolgimento di George Soros". E lo stesso, evidenzia ancora la Consob, vale per "i due incontri successivi a cui ha partecipato l’avvocato de Giovanni". In base all’esame degli atti e delle audizioni effettuate "il fatto che Compagnia Italpetroli non avesse mai ricevuto evidenza del coinvolgimento dell’investitore non è attribuibile alla volontà della stessa Compagnia Italpetroli"».

Il 3 giugno 2008, su richiesta della Consob, Soros Fund Management ha diffuso un comunicato nel quale il magnate dichiarava di non avere più (ma il «più» l’AdnKronos non lo riporta oggi e non lo riportò allora) alcun interesse nel condurre l’operazione (a quel punto, dopo i cammelli volanti, non più, ndr). La nota ha posto fine a mesi di ipotesi attorno al nome di un personaggio che, secondo la valutazione della Consob, non ha mai manifestato un interesse concreto e tantomeno presentato un’offerta. La Consob ha posto particolare attenzione al comunicato del 10 aprile 2008 con cui As Roma e Compagnia Italpetroli hanno affermato che «seppur nel corso degli ultimi mesi» Compagnia Italpetroli «abbia ricevuto segnali in merito a possibili interessi da parte di soggetti terzi aventi ad oggetto la propria partecipazione in As Roma, nessuno di questi si è mai tramutato in offerte o concrete manifestazioni di interesse». Tale comunicazione «non era connotata da elementi di falsità». Oh, ecco il punto. La sentenza.

La statuizione della Consob. «Non era connotata da elementi di falsità». La Commissione dice, anzi scrive, che Compagnia Italpetroli non ha commesso alcuna irregolarità, perché questo è lo scopo dell’inchiesta della Consob. Formalmente, Soros non aveva fatto delle offerte. Formalmente, non appariva. Sostanzialmente, invece, sì. E attraverso la ICS ha negoziato per mesi. Appariva negli scambi di mail tra de Giovanni e lo studio legale Tonucci, che con Tacopina seguiva da settembre 2007 l’intera operazione.  Per chi avesse ancora dei dubbi, ecco alcuni documenti di cui è venuto in possesso   Il Romanista. Sono mail inviate e ricevute dagli uomini del Soros Fund Management, perché la Inner Circle Sports è semplicemente il ponte tra Compagnia Italpetroli e il forziere del finanziere di origini ungheresi. Il tono è sempre colloquiale. I rapporti sono distesi tra Tacopina, la ICS, il Soros Fund e i partner italiani. In una, per esempio, Tacopina chiede la traduzione di un testo perché «Steve (Horowitz, ndr) conosce solo la parola "limoncello". In un’altra, il Soros Fund Management cerca di mettersi d’accordo per una conference call con Tacopina. Eccola. Mail inviata il 9 aprile 2008 alle ore 11.04 da Mark Pinho al partner della Inner Circle Sports Steve Horowitz, a Len Potter e a Tacopina. «Dovremmo fissare un orario per metterci al telefono insieme. Len (Potter, ndr) e io siamo ora sul PST time (l’ora del Pacifico, ndr), così forse avrebbe senso questo pomeriggio tardi, ora del Pacifico. O possiamo provare domani mattina presto?».

Ma un’altra mail è ancora più indicativa. Ha per mittente Joe Tacopina. Il giorno dopo, Soros parlerà alla stampa del suo nuovo libro e Tacopina è preoccupato. Non sa cosa dirà il magnate ai giornalisti italiani. Mail inviata l’8 aprile 2008 alle ore 21.47 da Joe Tacopina a Mark Pinho, Managing Director nel Private Equity group del Soros Fund Management. «Volevo dare un seguito alla nostra precedente conversazione sulla conferenza stampa di George (Soros, ndr) con la stampa italiana domani. (...) Come avrà intenzione, George, di affrontare le sicure domande sulla trattativa? Per favore, fatemi sapere se ha intenzione di chiarire dei dubbi, perché se è così vorrei mettervi a conoscenza di tutte le recenti relazioni e delle chiacchiere locali. (...)». Ecco la risposta di Len Potter, il Managing Director & Co-Head - Private Equity del Soros Fund Management, al penalista newyorchese numero 2, adesso, dell’As Roma. Tra i destinatari c’è anche Pinho. Mail inviata il 9 aprile 2008 alle ore 9.03 da Len Potter a Mark Pinho e a Tacopina. «George terrà la conferenza stampa. È destinata a essere limitata al suo nuovo libro ma noi ci aspettiamo domande sulla Roma. George non negherà che siamo coinvolti in qualche operazione né confermerà che delle operazioni si stanno tenendo. George risponderà a queste domande con uno spensierato "no comment" che è la procedura standard per lui (e per noi) su domande relative agli investimenti. Benché rispondiamo nello stesso modo a tutte le richieste (anche quando non siamo coinvolti), la stampa e il pubblico leggeranno il suo "no comment" come l’affermazione che stiamo acquistando il team e che siamo impegnati in operazioni, cosa che pensiamo possa essere d’aiuto alla nostra causa senza confermarla direttamente. Tienici aggiornati. Sembra che le cose procedano nella giusta direzione. Saluti, Len».

Soros quel giorno disse davvero «No comment». Ma la gran parte dei media italiani lo interpretarono come una negazione dell’interesse per l’As Roma. Le cose poi non procederanno «nella giusta direzione». Compagnia Italpetroli dirà no a 283 milioni di euro. Dirà no a Soros. Quando Soros dirà a quel punto no a una ripresa delle trattative, ecco, solo allora potrà dirsi realmente scomparsa la sagoma dell’uomo che mise in ginocchio una banca nazionale. La sagoma. Ma per qualcuno fu una pinna.