Alzi la mano chi, scrive Mimmo Ferretti su Il Corriere della Sera, dopo l’annuncio della firma di Belotti, non abbia pensato: quest’anno il gol non sarà mai un problema. Semplice, il ragionamento: Abraham, costretto a giocarle tutte (troppe) nei mesi precedenti, avrà finalmente la possibilità di rifiatare, Mourinho potrà contare su un’alternativa a cinque stelle e in più all’occorrenza ci sarà Shomurodov a dare una mano.
Il Corriere della Sera
Il mal di gol chiama in causa (anche) il gioco
Tre centravanti di professione, più un certo Dybala, più Zaniolo per non correre il rischio di restare a secco. Conclusione: la Roma potrà soffrire di qualsiasi malattia, mai di ” mal di gol”. Quindici partite di campionato dopo, i conti non tornano. La Roma ha segnato soltanto 18 reti. Le stesse della Fiorentina che, si dice, non ha un vero e proprio centravanti; due meno del Bologna, che davanti ha soltanto Arnautovic; una meno della Salernitana e ci fermiamo qui. Senza, cioè, andare a scomodare i numeri delle squadre che precedono la Roma in classifica, tutte con un attacco più prolifico.
Colpa del gioco o dei giocatori? Sono in preda a una profonda involuzione gli attaccanti o è la squadra che non riesce a metterli in condizione di far gol? Un po’ l’una e anche un po’ l’altra, ovviamente. Per larga parte del campionato, la Roma ha prodotto tanto e tanto (troppo) ha sbagliato: recentemente le cose sono peggiorate e, di conseguenza, è peggiorato il conto delle marcature. È inevitabile, perciò, parlare di “mal di gol” legato a una fase offensiva deficitaria, e non soltanto all’anemia di chi è chiamato a finalizzare.
È opinione diffusa, ad esempio, che se Abraham sta facendo gol con il contagocce la causa va ricercata (anche) nello scarso numero di palloni adatti per segnare che gli arrivano tra i piedi. Opinione corretta? Da non scartare, analizzando il tipo di calcio proposto recentemente da Mourinho.
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