Nel primo tempo sembra Aristoteles prima del confronto notturno con Oronzo Caná. Nel secondo (a tratti) quello che entra nell’ultima di campionato. Dal minuto 0 al 45 è spesso sorpreso quando gli arriva la palla vicino ai piedi come se fosse imbottito di miccette pronte a scoppiare o di nacchere che lo fanno sobbalzare. Poi è tutto un altro Tammy. Lucido, concreto, serio. Davanti è ancora scordinato.
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