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Le polemiche su Conte e il passo indietro di Lotito

Lunedì 18 agosto, una settimana dopo essere stato eletto presidente della Figc, Carlo Tavecchio presenterà la sua "squadra".

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Lunedì 18 agosto, una settimana dopo essere stato eletto presidente della Figc, Carlo Tavecchio presenterà la sua "squadra". Una "squadra" di alto profilo, condivisa con il n.1 della sport italiano, Giovanni Malagò. Malagò è in vacanza, in barca a vela con amici lungo le coste prima della Corsica e ora della Sardegna: l'unico suo problema, in questi giorni, è il maestrale. Per il resto, è rimasto soddisfatto perché dopo l'incontro del 31 luglio a Palazzo H, Tavecchio ha mantenuto (sta mantenendo) tutte le promesse fatte. L'ex leader della Lega Dilettanti aveva spiegato a Malagò che puntava come ct su Conte, "la mia prima scelta" (e, per la verità, unica), e che la Figc non avrebbe speso una "lira in più di quello che spendeva prima con Prandelli". Così è stato: la Figc è "associazione riconosciuta con personalità giuridica di diritto privato federata al Coni avente lo scopo di promuovere e disciplinare l'attività del giuoco del calcio e gli aspetti ad essa connessi (statuto Figc, articolo 1, comma 1). Antonio Conte viene pagato in parte dalla Figc e in parte, consistente, dallo sponsor Puma. Tavecchio ha spiegato con decisione: "Puma non farà certo la formazione, non iniziamo a farneticare...". Se non c'era fiducia in Conte, perché ingaggiarlo? La Figc, è vero, che gestisce 62 milioni di euro all'anno di denaro pubblico, quelli che viene dai contributi Coni: ma questi soldi vengono destinati in grandissima parte per le spese arbitrali (ci sono decine di migliaia di partite ogni settimana), per far funzionare (non sempre bene) la giustizia sportiva e per il settore giovanile (ma dei vivai dovrebbero occuparsi i club, dovrebbero appunto). Per quanto riguarda la Nazionale, anzi le Nazionali, la Figc "attinge" dai premi Fifa e Uefa, dai diritti tv (con la Rai) e dalle sponsorizzazioni. Poi, ovviamente, ognuno è libero di pensare che per Conte sia stato speso troppo rispetto al suo valore ma se si voleva un ct di spessore, e soprattutto esperienza, bisognava tener conto delle logiche di mercato. Altrimenti bastava prendere Antonio Cabrini, già a stipendio della Figc come tecnico della Nazionale femminile e con poche centinaia di migliaia di euro si aveva un ct fatto in casa, della cantera di Coverciano come direbbe appunto Tavecchio. Ma l'ex Mundial '82 ha l'esperienza per guidare Pirlo e Balotelli? Certe scelte costano. Credo che Tavecchio in parte stia scontando ancora la famosa gaffe di quel venerdì nero: ma adesso non vede l'ora di essere giudicato dai fatti. "Non sarò un re travicello", aveva promesso: ha l'esperienza e la forza di dimostrarlo, convincere uno come Lotito non è da tutti. E lunedì, come detto, presenterà la sua "squadra". Vicepresidente vicario Maurizio Beretta (Lega A): niente da dire, un manager di alto livello. L'unico dubbio sulla sua disponibilità di tempo, già adesso è molto oberato con l'incarico prestigioso che ha con Unicredit. L'altro vice, Mario Macalli, n.1 della Lega Pro, decisivo per l'elezione di Tavecchio. Tutti temevano Claudio Lotito (forse esagerando, è davvero il diavolo?): Tavecchio è stato abile, e l'ha convinto a fare un passo indietro. Lotito non sarà quindi né vicepresidente né andrà a guidare il Club Italia (qui ci sarebbe stato davvero un conflitto d'interesse) ma si occuperà della commissione più importante, quella delle riforme. Da qui potrà, dovrà, passare davvero il futuro del nostro calcio. Sarà una commissione d'altissimo livello, targata Coni: ne faranno parte quindi il professor Giulio Napolitano, Francesco Soro che di Malagò è l'ascoltato capo di gabinetto, e gli avvocati Conte, Matera e Auletta che con il figlio del Presidente della Repubblica hanno riscritto il codice di giustizia sportiva (contestato da Abete e Barelli). Il direttore generale sarà Michele Uva, che occupava lo stesso incarico alla Coni Servizi. Prenderà il posto di Antonello Valentini, storico dirigente di Via Allegri, braccio destro di tantissimi presidenti (Matarrese, Carraro, Nizzola, eccetera) e commissari (Pagnozzi, Petrucci, Guido Rossi, Pancalli). Fiona May sarà il consigliere che si occuperà della lotta al razzismo e alle discriminazioni. Andrea Butti guiderà la Farnesina di via Allegri: un incarico importante come responsabile delle relazioni internazionali, e Butti ha già esperienza in seno all'Uefa. Il 10 e 11 settembre subito un convegno a Roma, cui Michel Platini tiene molto. L'avvocato di riferimento di Tavecchio è Mario Gallavotti, che in questi giorni si è occupato del contratto (innovativo) di Conte. Gianfranco Teotino si occuperà dell'ufficio stampa. Andrea Abodi, il primo a sostenere la candidatura Tavecchio, ha rinunciato ad un incarico di vice: ma il presidente della Lega B si occuperà della Federazione srl, che gestisce il patrimonio immobiliare della Figc. E avrà il compito di rilanciarlo.

Al settore giovanile e scolastico andrà Simone Perrotta; Luca Pancelli, nominato da Abete, con serietà e coerenza, lunedì scorso ha rassegnato il suo mandato a Tavecchio. Il sindacato calciatori (Aic) sostituirà Perrotta in consiglio federale con una calciatrice (avvocato) rispettando così le norme sulle quote rosa, tanto che lo stesso Malagò lo aveva fatto notare a Tommasi. Al settore tecnico, cioè a Coverciano, potrebbe restare Gianni Rivera: ma Tavecchio ha idee, e fondi, per rilanciare un centro tecnico che il mondo ci invidia e la scuola allenatori che è all'avanguardia. Il presidente ne parlerà presto con Renzo Ulivieri. Tavecchio terrà la presidenza del Club Italia ma si farà aiutare nella gestione da un manager di sua stima (probabilmente Gabriele Gravina).

Verrà modificata inoltre la norma sulla discriminazione territoriale, quei cori beceri e idioti contro Napoli e i napoletani: si tornerà a prevedere le esimenti e le attenuanti, che già esistono in altri casi (cori razzisti, lancio di petardi, eccetera). Quindi, ammende e solo in casi di recidiva ci saranno ancora le curve chiuse. Ma i club, ed è la novità, dovranno prevedere davvero dei piani contro qualsiasi genere di discriminazione. Dalle parole, appunto, ai fatti.