Kevin Strootman ha risposto alle 11 domande più interessanti fatte dai tifosi giallorossi e raccolte su Twitter. Queste le risposte del campione olandese:
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Strootman: “Il prossimo anno puntiamo allo scudetto. Mi sento più forte di prima”
Strootman risponde alle 11 miglior domande dei tifosi della Roma
Secondo te, quali sono le possibilità che la Roma vinca lo Scudetto il prossimo anno?
“E’ un po’ presto per dirlo, abbiamo appena chiuso questa stagione e siamo arrivati terzi in campionato. Per vincere lo scudetto ci vuole ovviamente fortuna ma anche più stabilità e più continuità. Abbiamo fatto benissimo nella seconda parte della stagione, conquistando tantissimi di punti ma, negli ultimi cinque anni, la Juventus è stata semplicemente troppo forte per qualsiasi altra squadra della Serie A e quindi, per competere con i bianconeri, servirà un miglioramento da parte di tutti ed essere al 100% in ogni singola partita. Sarà una bella sfida: un club come la Roma deve puntare al titolo ogni anno”.
Cosa vuol dire per te essere tornato in Nazionale?
“E’ una sensazione molto speciale vedere la fiducia che hanno riposto in me con la convocazione, anche se solo per delle amichevoli. Purtroppo non disputeremo gli Europei ma per me è semplicemente ottimo avere la possibilità di giocare qualche minuto in più ora che la stagione è finita e mi sento bene nell'allenarmi con i miei compagni di squadra della nazionale olandese. Dopo tutto questo tempo in cui sono stato fermo, per me è davvero qualcosa di speciale”.
Come hai fatto a superare le ripercussioni psicologiche di un tale infortunio? Ti capita mai di pensare ‘potrebbe succedere di nuovo’?
“I momenti immediatamente successivi all’intervento chirurgico, quando comincia la riabilitazione, sono davvero difficili. Ma anche se è la prima o la terza volta che ti succede, devi solo andare avanti. Questo è l’unico modo in cui puoi pensare: devi andare avanti. Ti rimane una sola scelta ed è quella di pensare che tornerai in campo e che devi fare di tutto per riuscirci, così come ho fatto io. Ovviamente dopo l’intervento ho avuto momenti difficili, quelli in cui ci si deve allenare da soli e dove si prova dolore, ma io avevo una sola scelta ed era quella di tornare in campo. Non si può essere troppo pessimisti e pensare che questo possa succedere di nuovo. Ovviamente ogni tanto può capitare di pensarci quando si è in casa, ma sul campo si deve soltanto giocare a calcio. Poi, bisogna fare di tutto per prevenirlo: mangiare bene, dormire bene, fare esercizi, assicurarsi di essere ben riposati prima di entrare in campo e mantenere alta la concentrazione. Può succedere a tutti e forse per me il rischio è più alto rispetto ad altri, ma non si può dare la colpa a se stessi. E’ questa la cosa più importante”.
E’ stato detto che alla Roma manca una mentalità vincente, sei d’accordo? Come possiamo cambiare?
“No, no. Non voglio rispondere”.
Sogni di diventare il capitano della Roma?
“No, non è un mio sogno perché abbiamo già il nostro capitano, poi De Rossi è il suo vice e Florenzi è il terzo. Sono giocatori della Roma, nati a Roma, vivono a Roma e hanno giocato per tutta la loro vita a Roma. Io voglio semplicemente tornare in campo ed essere un giocatore importante per la squadra, ecco qual è il mio sogno”.
Qual è stato il tuo momento preferito da quando sei tornato in questa stagione?
“Penso che sia la partita contro il Genoa: scendere in campo da titolare e giocare per 90 minuti, conquistare i 3 punti e disputare una partita vera è stato fantastico. Ero rientrato due mesi prima col Palermo, ma il punteggio era già sul 3-0 quando sono entrato e ho potuto disputare solamente gli ultimi minuti, mentre a Genova si trattava di una partita importante che dovevamo vincere e il tecnico ha avuto fiducia in me, facendomi giocare tutti i 90 minuti. Dopo la partita ero ancora pieno di energia, mi sentivo come se ne potessi giocare un’altra subito! E’ stato bellissimo, ecco per cosa ho lavorato in questi due anni, per quella partita. Adesso voglio continuare”.
Quale è stata la fase più difficile del tuo recupero?
“Subito dopo l’operazione, quando non si riesce nemmeno a camminare, quella è la parte più frustrante. Quando poi, finalmente, è possibile allenarsi sul campo o in palestra o sulla cyclette allora si torna a sentirsi di nuovo un po’ come un calciatore, ma quando è impossibile fare queste cose e si può solamente fare degli esercizi per imparare a piegare le gambe e a stare in piedi, allora ci si sente stupidi. Ovviamente ho avuto momenti difficili, ma avevo solo un obiettivo e una motivazione, quella dii tornare in campo"
Dove hai trovato la motivazione per superare questi infortuni? Nella famiglia? In te stesso?
“E’ un insieme di cose. La mia famiglia mi sostiene sempre, ma anche la mia ragazza, i tifosi della Roma, la dirigenza, lo staff, i compagni... tutti mi hanno aiutato. Certo, volevo tornare per me stesso, ma tutti hanno contribuito per rendere le cose più facili. Per un giocatore come me questo è incredibile, non avrei immaginato che avrei avuto così tanto sostegno da parte del club e dei tifosi. Anche il presidente Pallotta mi ha aiutato molto e questo è incredibile, perché avrebbe potuto dire: “Dobbiamo venderlo perché non gioca da quasi due anni e non possiamo più permettercelo”. Avrebbe potuto, ma non l’ha fatto, anzi, è sempre una persona positiva ed ecco perché quando mi ha scritto prima e dopo le mie operazioni io gli ho semplicemente risposto: “Voglio ripagare Lei e il club sul campo”. Questo è l’unico modo in cui io posso ripagare il Presidente e il resto del Club per il loro supporto nel farmi tornare in campo e aiutare la squadra a vincere partite”.
Come ti senti a tornare in campo stavolta rispetto alle altre volte? Sei già rientrato dopo alcuni infortuni, senti che stavolta qualcosa è diverso?
“Sì, mi sento più forte, mi sento meglio. Non voglio scendere nei dettagli sulle operazioni e cose del genere, ma dopo il mio primo intervento sono tornato e ho giocato un po’, ma non mi sentivo lo stesso. Adesso sto meglio: certo, devo fare attenzione a quel che dico ora ma mi sento bene e questa è la cosa più importante. Voglio rimanere così e continuare perché non sono al 100% o al livello in cui si trovano altri centrocampisti. Non ci sono ancora, ma sto lavorando per arrivarci”.
Chi è il miglior centrocampista con cui hai giocato?
“E’ difficile scegliere un solo nome, ne dirò alcuni. Direi De Rossi, Pjanic e Wesley Sneijder, ma, anche qui, è dura, visto che ho giocato con altri grandi calciatori. Nainggolan è uno di quelli. Sono felice di poter giocare con gente così, perchè per me è più facile giocare bene quando ho intorno calciatori come loro”.
Cosa ne pensi della divisione della Curva? Avere di nuovo i tifosi lì nell’ultima partita in casa della stagione ha sicuramente aiutato la squadra, quindi i giocatori vorranno sicuramente i tifosi di nuovo nello stadio...
“Certo, i tifosi possono portarci 6-9 punti in più perché a volte ci risollevano nelle gare più difficili, ci danno più energia e sono convinto che ci sia una differenza tra partite in casa e in trasferta. Adesso, ci sono sempre dei tifosi nelle trasferte ma, come ho notato già nel mio primo anno qua, la curva all'Olimpico è qualcosa di speciale: è bello scendere in campo e vedere i tifosi laggiù ed è chiaro che quando è vuota le cose sono diverse. E’ molto importante per noi e so perché non vengono più ma spero che torneranno per la prima partita della prossima stagione e che ci rimarranno per tutto l’anno. Avere il sostegno dei nostri tifosi è importantissimo per noi”.
(asroma.com)
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