Gerardo Seoane, predecessore di Xabi Alonso al Bayer Leverkusen, ha rilasciato una lunga intervista a TuttoMercatoWeb in vista del ritorno delle semifinali di Europa League tra le "aspirine" e la Roma. Queste le sue parole:
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Seoane (ex Leverkusen): “Sarà una partita simile all’andata. Schick è un top player”
Sulla partita. "La Roma avrà molto agio a difendere e ripartire questa sera. Mi aspetto una partita simile all'andata, sono due squadre molto organizzare, hanno un focus sulla fase difensiva e mantengono un'attenzione molto alta. Non danno spazi e poi cercano la transizione, il Leverkusen ha giocatori molto veloci nelle ripartenze, se li vai a pressare riescono a saltare la prima linea e attaccare lo spazio con Frimpong, Diaby, Adli e Wirtz. Loro quattro hanno velocità e tecnica, ma immagino non ci saranno molte occasioni da gol. Servirà attenzione nei dettagli, i calci da fermo saranno un fattore in questa partita. Serve partire bene, aggiungendo l'aspetto mentale per rimanere in partita e controllare l'emozione".
C'è il rischio supplementari? "Xabi Alonso ha cambiato l'assetto della squadra. Noi giocavamo con un 4-2-3-1, ora c'è un 5-3-2 che può diventare un 3-5-2, con un centrale difensivo in più che ha dato molta stabilità. Il problema è che è la scuola di pensiero di Mourinho, costruisce su queste basi. Non vedo una partita con molti gol, la Roma ha un gol di vantaggio e questo influenzerà la partita. Il Leverkusen dovrà costruire, prendersi responsabilità, questo può creargli delle difficoltà. I giallorossi difendono bene negli spazi bassi, con quantità e qualità. Ha giocatori fisici e difficili da saltare".
Mancherà Schick? "È un giocatore come Abraham, come Belotti, fa sempre bene a ogni squadra. Può indirizzare un cross, può difendere una palla alta per fare salire la squadra, segna dal nulla su un calcio da fermo. Il Leverkusen dovrà fare più possesso palla, farla circolare per aspettare il momento giusto, con un uno-due, una combinazione corta per saltare la linea e trovare qualcosa al limite...".
Però ci sarebbe Azmoun. "Ha qualità, può colpire di testa, fa la sponda e poi va in area. Gli devi fornire assist. Hlozek invece non è un centravanti puro, si fa vedere fra le linee, ha più combinazioni, è in grado di fraseggiare, è più veloce e tecnico. Penso che oggi il Leverkusen abbia bisogno di entrambi, dipende come vuoi partire. Magari inizi con le solite caratteristiche, per poi cambiare. Sarà interessante".
Lei è stato esonerato dopo un brutto inizio. Cosa non è andato? "Come allenatore devi essere responsabile della situazione. Prendi delle decisioni, anche se sono altri che vanno in campo. L'anno scorso abbiamo fatto molto bene, magari ci siamo sentiti pronti per il prossimo step, ci siamo seduti nei dettagli. Non difendevamo con la stessa grinta, manca la cattiveria per fare gol. Siamo usciti dalla Coppa subito, abbiamo perso contro il Dortmund dopo un'ottima partita, pareggiato in casa alla prima... Alla fine i calciatori sono uomini, giovani, e hanno dei dubbi".
E aveva delle assenze. "Non è una scusa, però non c'erano Wirtz, Adli... Ci mancavano questi giocatori che fanno la differenza. Hlozek era appena arrivato, aveva troppa responsabilità. Schick ha fatto un anno straordinario, con molti gol, ma si è trascinato problemi fisici che lo hanno portato all'operazione in estate. Infatti non sta giocando nemmeno ora. Ci è mancata questa qualità extra per risolvere alcune partite a inizio stagione. Le migliori provano a creare condizioni durature nel corso della stagione e a inizio stagione ti affidi a quelli che possono fare la differenza pur non al top".
Problema calendario... "In estate è sempre una sfida, i giocatori finiscono la stagione e poi vanno in Nazionale. Al Bayer avevamo 16 giocatori in Nazionale, devi accorciargli le vacanze e arrivano comunque tardi, servono due settimane in più. La Coppa di Germania inizia prestissimo".
Schick è un top player? "Sì, ma deve giocare in una squadra che esalti le sue qualità. È bravo tecnicamente, sa giocare al pallone, non ha le qualità di Lukaku che sta prevalentemente in area. A Patrik piace uscire, trovare spazi, poi il campionato italiano soffoca gli spazi per il centravanti. In Germania è più aperto, soprattutto nel secondo tempo. È importantissimo ritorni al top, fisicamente, perché poi lo trascina anche mentalmente. Quando non funziona al 100% trova qualche difficoltà. Deve giocare in una squadra che si sposi bene con le sue caratteristiche. Non è un segreto, comunque, ha fatto 25 gol, ha un potenziale impressionante che non ha sfruttato del tutto. Immagino abbia un altro livello di crescita in personalità, avere più costanza: guardando alla carriera ha avuto momenti altissimi, ma anche difficoltà. Non diventerà un calciatore differente, ma più continuo".
Wirtz è il prossimo numero 10 della Nazionale? "O lui o Musiala. Lotteranno per la maglia da fantasista: Musiala ha più dribbling, è un giocatore da strada, con la palla al piede. Però Florian ha caratteristiche che tutti cercano nel calcio moderno. È efficace, sa risolvere le situazioni con pochi tocchi, si inventa l'ultimo passaggio sia ad ali che a centravanti. Certo, gli serve qualcuno che faccia movimento. L'infortunio lo ha frenato ma non stoppato, farà una grande carriera, un altro anno al Leverkusen per consolidarsi e ritornare al massimo livello. Credo sia comparabile a Kai Havertz, sebbene sia un giocatore differente".
Chi può decidere stasera? "Oltre a lui direi Diaby. Wirtz migliora gli altri e fa succedere cose. Frimpong può dare problemi sulla fascia, ma non è un pericolo imminente quando salta l'uomo".
Ecco, Diaby non è andato al Mondiale... "E questo lo ha svegliato un po'. Penso che con il cambio di modulo la sua posizione sia variata. Non gioca più così largo, si fa trovare in mezzo per liberare il piede sinistro. È sempre stato un lavoratore, pensa alla squadra. Non andare in Qatar gli ha fatto da sveglia, ha capito che deve fare un altro step, ha un atteggiamento molto positivo. A me piaceva farlo giocare più largo per avere profondità, dargli la possibilità di giocarsi l'uno contro uno".
È da big? "Se guarda il Leverkusen, questi giocatori sono tutti molto forti tecnicamente, sono creativi e hanno velocità. Serve sempre un ambiente che ne sfrutti le caratteristiche, Diaby ha qualità diverse rispetto a Wirtz e Schick, ha velocità sia nel corto che nel lungo. Può essere calciatore da possesso palla ma anche da contropiede, come sta giocando Xabi Alonso. È giovane e ha già due-tre stagioni ad alto livello... Insomma, avrà molto mercato".
In casa il Bayer ha più forza... "Ha un'idea più offensiva, hanno più responsabilità e possesso. Però se guardiamo la Roma... Hai El Shaarawy, Abraham, Belotti, Dybala, almeno due di loro escono dalla panchina e possono cambiare il corso della partita. Sarà tutto molto equilibrato, il Leverkusen dovrà prendere più rischi. Mi aspetto una Roma simile all'andata, non rinuncerà ad attaccare ma si sentirà molto comoda nella situazione. Difende bene, è aggressiva, poi questi talenti, con il risultato in bilico, possono dare qualcosa di più".
E poi c'è Mourinho. "Ha sempre dimostrato qualità nel leggere la partita, soprattutto nelle coppe dove ci sono 180 minuti. Sa gestire molto bene, tatticamente, ha idea di come giocarla. Sa convincere la squadra della sua idea e del suo pensiero, sa creare un certo tipo di ambiente, di convincere di arrivare alla meta. I giocatori vanno in campo per morire per l'obiettivo".
Come con l'Inter, salvo poi calare al suo addio... "È normale che ci siano alti e bassi quando c'è molto lavoro, dietro. Dopo un ciclo ci può essere un calo, con Mourinho c'è una richiesta mentale molto alta, soprattutto se arrivi fino in fondo. Ci può stare si perda qualcosa, ma è da sottolineare la capacità, non la mancanza successiva. Da allenatore vuoi creare qualcosa in un ciclo corto di due-tre anni, in una stagione è molto difficile. Mourinho crea degli step di crescita di un paio di anni per arrivare, spesso un club cerca questo per il proprio step di crescita. Non tutti si possono mantenere a un certo livello per tanti anni: c'è anche la concorrenza, se vinci con l'Inter poi Juventus, Milan, Roma e Napoli mica stanno a guardare".
E lei cosa vuol fare? "Era importante respirare dopo tanti anni di lavoro, riflettere. Prendere tempo per recuperare fisicamente e mentalmente. Da un mese mi sento pronto per una nuova avventura, ma nel calcio non siamo noi allenatori a scegliere la squadra, sono i club che decidono per un certo profilo. Valuterò il progetto, le idee del club, se vanno o meno nella mia direzione. Non ho preferenze chiare: sono svizzero e parlo francese, tedesco, inglese, spagnolo e italiano. Non è la lingua che mi fa chiudere le porte. Per me è importante come lavora un club, la struttura che ha, le persone a livello umano. Il mercato degli allenatori è diifficile, ce ne sono tanti bravi".
Ultimamente si comprano anche... "È una rivoluzione. Prima i club guardavano quelli libero, ora è cambiata la situazione. La posizione del tecnico è centrale. Mi è piaciuto allenare in Germania, per organizzazione, ambiente, pubblico... Ma non sono fissato".
Si parlava di lei in ambito Atalanta. "Io sono aperto a ogni situazione. L'Atalanta ha fatto una grandissima evoluzione con Gasperini. Abbiamo avuto molte difficoltà a giocarci contro, l'idea di gioco è molto intrigante, è una squadra con carattere. Però non posso dire nulla di più, non chiudo le porte ma non ho sentito nessuno".
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