Alle 14 il tecnico della Roma Luciano Spalletti è intervenuto in conferenza stampa per presentare il match di domani sera contro la Sampdoria, gara valida per gli ottavi di finale di Coppa Italia.
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Spalletti: “Ossessionati dalla vittoria. Mercato? Non cerchiamo un apprendista” – AUDIO – FOTO – VIDEO
Le parole del tecnico giallorosso alla vigilia della sfida di Coppa Italia contro la Sampdoria: "Nella mia Roma non c'è spazio per i mediocri. Cerchiamo un solo giocatore e deve essere pronto. Domani nessun esperimento"
Queste le parole del mister giallorosso in conferenza:
Bollettino medico: "Ci sono un paio di situazioni che ci riguardano, si scioglieranno oggi. Juan Jesus è stato un po' male ieri però poi è rientrato tutto. Voleva partecipare all'allenamento ma abbiamo preferito lasciarlo a casa. Ruediger aveva sentito un po' di affaticamento muscolare perché gli si è fatto fare dei lavori diversificati pompati. Ieri ha fatto un po' di allenamento, oggi si allena regolarmente. Però queste sono situazioni da tenere sotto controllo. Poi c'è la continuità di lavoro nel recupero di Florenzi. Per il resto siamo a posto, non c'è altro".
La partita di domani può essere l'occasione per vedere in campo giocatori che hanno giocato meno?
Si parte subito male. In Italia ci sono tre titoli, la partita di domani è da dentro o fuori, non è una partita in cui ti puoi permettere di fare esperimenti o delle cose che non sai che risultato ti diano i giocatori che stanno fuori. I giocatori che stanno fuori sono come quelli che stanno dentro, e questo si può rilegare un po' anche al mercato. Noi siamo partiti dal fatto che abbiamo fatto una rosa un po' ristretta, ma proprio per avere tutti titolari e farli sentire tutti importanti per la causa. A me è successo di alzare un paio di coppetine come le chiamate voi, e quando le alzi ti sembra che inizi una nuova vita, che ci sia una cosa nuova che ti riguarda. Ti senti più autostima, ti senti più forte, ti senti più sicuro. Ti senti più. La Roma ha necessità, ha bisogno di vincere. Non per il gusto della vittoria nostro e per il tirar su la coppa, ma per la sua gente, per il movimento di affetto e di sentimento che ha in tutte le persone. La Roma deve capitalizzare ogni momento della sua esistenza. E' difficile anche da dire ai giocatori, ma la Roma non deve pensare a una bacheca, ma ad un movimento continuo che si auto-alimenta. Questo allenamento fatto bene perché domani faccio bene anche l'altro e probabilmente lo faccio meglio. Questa vittoria perché ti dà autostima e ti fa venire la sensazione di poter rivincere anche quella successiva. Questo contrasto perché poi mi sento più forte in un altro contrasto. Questo gol perché poi mi viene da volerne fare 2 perché ormai il gol è un'abitudine a cui mi sono adatto, di conseguenza devo farne due. Moto perpetuo torna bene. In Toscana abbiamo ancora i mulini a vento e ad acqua, più acqua gli dai più energia producono. E' questo. Noi non siamo nelle condizioni di arrivare oggi e di dire che domani è una partita in cui far giocare chi ha giocato poco, ma si fa giocare quelli che vincono. Quelli che portano a casa la vittoria, se no non gioca nessuno. Se domani non ci danno questa sensazione di certezza, i calciatori non giocano. Noi abbiamo bisogno di fare serietà assoluta di ogni secondo della nostra vita per la Roma. Abbiamo questo bisogno. La Roma per crescere deve fare questo, e siamo sulla strada buona per quello che si è visto ultimamente.
La Sampdoria è in una posizione abbastanza tranquilla in campionato, quindi può concentrarsi sulla Coppa Italia. Questo un po' la preoccupa per domani?
Quello è un altro tasto. Questo fatto che ci siano tre squadre che danno tutte segnali di cercare di rinforzarsi in campionato, e che ci siano tre squadre un po' staccate permette poi alle altre di stare più tranquille, di poter fare esperimenti quando li vogliono e di poter fare delle scelte differenti in base alle partite che incontrano. In questo caso qui chiunque gioca la Coppa Italia, ma lo farebbero comunque, non c’è l’assillo di dover far recuperare visto che non hanno rose al livello di Roma, Juve, Napoli, Inter e Milan. Queste altre squadre devono far sempre giocare gli stessi però non hanno l’insidia del campionato. Per cui la Sampdoria lo avrebbe fatto comunque, però questo gli dà un piccolo vantaggio al tecnico per quanto riguarda le scelte. La Sampdoria è una squadra che è stata apprezzata da tutti gli addetti ai lavori per essere una delle squadre che gioca il miglior calcio del campionato. Il suo allenatore Giampaolo, al quale io sono legato perché è un grandissimo amico, lo conoscono tutti perché è una persona che si sa far apprezzare. Gli erano stati messi dei dubbi sulla quella che poteva essere la sua qualità con certe squadre, ma penso che questo sia fugato, cioè è fuori di dubbio che sia un allenatore da grandissima squadra. E se gli verrà messa a disposizione una squadra di livello farà vedere tutto il suo valore com'è successo per Sarri che l'aveva fatto vedere con l'Empoli e stessa cosa ha fatto anche lui, lui ha dato continuità all'Empoli. Noi abbiamo anche la partita precedente che abbiamo giocato con loro, abbiamo visto la partita di campionato com'è stata difficile, le difficoltà che ci hanno creato nel primo tempo. Poi c’è stata quella tempesta che si è abbattuta sull'Olimpico alla fine del primo tempo, ce lo ricordiamo. Per cui è una partita difficile dove loro metteranno tutta questa intensità di questo rombo di centrocampo tutti in quel settore lì, tutti in quel settore là, con una pressione continua sul portatore di palla, con pochi tempi per pensare a quello che devi fare. Non c’è spazio per doversi rendere conto di quello che può avvenire perché non ti danno tempo. Bisognerà essere forti e disponibili alla corsa perché c'è da correre e tanto e c’è da portare a casa un risultato per via di quello che dicevo prima.
Riprendo la prima risposta in cui ha detto che la Roma ha bisogno di alzare una coppa ogni secondo della sua vita...
Io non ho detto che ha bisogno di alzare una coppa, ho detto che ha bisogno di vincere, di capitalizzare ogni momento al massimo le situazioni che vivi nella Roma e anche quelle che vivi nella tua vita. Spesso bisogna usare anche quello che è il tempo della vita personale. Non bisogna pensare alla bacheca, quello viene conseguentemente al fatto che tu realizzi molto dal quotidiano e dal modo di lavorare giornaliero ora dopo ora, poi quella viene. Però ora bisogna far questo, e per far questo bisogna vincere questa partita qui, bisogna giocare bene la partita per essere pronti a quella successiva.
Vengono in mente le dichiarazioni che ha lasciato a France Football Salah, che ha detto che con lei si lavora molto duramente e che è ossessionato dalla vittoria. Si riconosce in questa definizione?
Sì, noi siamo tutti ossessionati dalla Roma, siamo tutti ossessionati dalla voglia di dare tutto quello che abbiamo alla Roma. Dev'essere tutto per lei, perché è così, perché se lo merita la nostra gente, si aspettano questo. Per essere professionisti, professionali fino in fondo, deve essere quella la ricerca, dev'essere nei particolari spiccioli per fare passettino dopo passettino, e poi si vedrà dove ci porta.
Se dovesse scrivere un libro sulla stagione della Roma fino ad oggi che titolo darebbe e perché?
L'abbiamo detto adesso praticamente, senza farmi pensare molto. Ossessione è il libro nostro, è la nostra ricerca quotidiana, è quello che abbiamo come obiettivo giornaliero. Ossessione o ossesso. Gli ossessi, gli ossessionati, come si dice? Perché poi se sbaglio mi ridete dietro, vi vedo in televisione ma vi vedo che mi ridete dietro, per cui aiutatemi a correggere: come si dice? Gli ossessionati? Siamo noi. Il perché si è detto, perché poi è tutto racchiuso intorno. Quest’ossessione ce l'hanno creata, ce la siamo cercata, dobbiamo saper assorbirla. Dobbiamo per forza evidenziare che diamo il massimo in ogni momento a tutti e soprattutto a noi stessi.
Riprendendo sempre la risposta che ha dato alla prima domanda sul turnover, schierare Mario Rui in questo momento sarebbe un azzardo troppo grande? Può giocare alla Emerson Palmieri, quindi con una difesa a 3 alle spalle? L'ha mai fatto almeno in allenamento con lei? E' pronto a farlo? Alisson giocherà?
Sì, Alisson gioca perché si merita di giocare e fa vedere tutte le volte di essere nelle condizioni di poterci assicurare il livello di Szczesny quando si allena, per cui Alisson gioca. Mario Rui è da un po' di tempo che si sta allenando a dei buoni livelli, c’è solo da valutare la sua condizione fisica nell’arco dei 90 minuti, perché poi qualche sostituzione la voglio fare dentro la partita, però non voglio creare il dubbio di poter far giocare uno di più di quello che gli consente il momento. Però Mario Rui, all’inizio o dopo, sarà sicuramente della partita. Tra quella che è la capacità sua di poter pensare ai 90 minuti e quello che vedrò oggi in allenamento dato che negli ultimi 2 giorni non ci siamo allenati con la squadra ma ci siamo allenati più singolarmente proprio per la fatica fatta in queste 2 trasferte, io se riuscirò a vedere risultati positivi, penserò ai 90 minuti e penserò a metterlo fin da subito. Però ho bisogno di parlare con lui, ho bisogno di vederlo ancora oggi. Mario Rui sa fare benissimo il ruolo di Emerson, è a casa sua.
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Volevo chiederle una cosa su Dzeko: secondo lei gli errori di Udine, oltre che dagli aspetti caratteriali di cui lei ha parlato spesso, possono essere causati anche da un po’ di stanchezza visto che in campionato ha saltato solamente 100' e per il resto ha giocato sempre?
Sì, quella del minutaggio è un’analisi corretta. Quella del fatto che io l’abbia stuzzicato qualche volta è altrettanto vero, ma criticato mai. Lui c’è rimasto un po’ sorpreso perché ha detto: “Mister non capisco perché quando lei mi dice che sono magnifico e sono fortissimo e sono bravissimo non mi fanno mai un titolo, mentre quando dice che sono molle me lo ritrovo da tutte le parti, c'è qualche cosa che non funziona.” Lo sai: c’è chi fa il tifo per noi, chi fa il tifo per quegli altri, e di conseguenza poi viene fuori il titolo del giornale, è tutto più chiaro. Però per quanto mi riguarda con Edin Dzeko noi ci conosciamo molto, non solo con lui ma anche con tutto il resto della squadra. Abbiamo un contatto bellissimo con tutta la squadra. E si parla sempre per concetti, per quello che dicevo prima che bisogna realizzare in generale. E qual è anche qui la chiave di accesso e quella che è la cosa fondamentale? Quella di non accontentarsi, perché Edin Dzeko è successo che un paio di volte ha giocato delle partite splendide, io poi ho voluto mettere in risalto questo fatto qui di non accontentarsi dicendo in quella maniera lì. Perché se si va ad analizzare la partita, e io l'ho rivista, Edin ha fatto una buonissima partita anche a Udine. Poi ha sbagliato quelle due occasioni e purtroppo si dà forza a quelle due occasioni, si guardano quelle due situazioni che possono determinare il risultato. Ma la ricerca, o per lo meno il tentativo, è quello di richiamare la squadra a non accontentarsi, a ricapitalizzare il meglio che possiamo portare a casa. In un paio di partite erano capitate tre o quattro occasioni da gol, in una ne aveva fatte due e ho pensato “ora questo caso qui glielo posso dire”, allora gli dico: “Edin guarda quando ti capitano 4 situazioni da gol, se tu ne fai 5 poi in fondo te li segnano perché ti vedo tranquillo, perché ti vedo con l'entusiasmo addosso perché tu hai fatto due gol, meglio se tu nei fai 4”. La risposta è stata: “Ma io son felice mister, io ho fatto due gol”. Ecco, perfetto, è partito da lì. Perché? Perché poi io penso di poter raccontare anche questo e di non fare torto a nessuno. Noi rientriamo nello spogliatoio lunedì dopo la trasferta di Udine, e io ho scritto alla lavagna, ho diviso la lavagna in due in verticale e ho scritto da una parte la classifica attuale e reale, dall’altra la classifica con la Roma che aveva pareggiato. E per quelli che si accontentano è uguale, perché siamo secondi uguale, mentre ci sono 50 differenze che se vuole io gli posso elencare, 50 differenze. Però per quelli che si accontentano è uguale, aprono il giornale la mattina, leggono e fanno “Roma seconda, siamo secondi uguale”. E invece è tutto un altro modo. E’ lì che fa la differenza poi del giocatore che ha carattere e che vuol portare a casa tutto quello che poi gli passa davanti. E’ lì che poi il contrasto vinto in più, il recupero fatto un'ora prima da un infortunio, il pallone che non ho perso e mi permette di fare il 51% sul possesso palla, passa tutto da lì. Per cui è un modo per parlare con la squadra, non è un fatto di dire qualcosa a Dzeko. Edin è un calciatore magnifico, splendido, divino. Voglio vedere se qualcuno farà il titolo domani a caratteri cubitali. Spalletti: “Dzeko giocatore divino”. Non è difficile, vediamo.
Il mercato quanto può incidere? Con l’innesto giusto si può fare un passo in più per avvicinarsi allo scudetto?
Secondo me lei ha detto qualcosa di giusto, perché se no anche qui mi sembra di essere lo scemo del villaggio. Una volta si dice tutto in un modo, un’altra volta in un altro. Ripartiamo dall’inizio per fare ulteriore chiarezza, la confusione non porta benefici a nessuno. Noi facciamo questa rosa, si viene criticati perché sembra ristretta e si dice che è una rosa sufficiente. Ci sono capitate trosste cose e qualche volta siamo stati stiracchiati. Però quando si ha una possibilità di gestire settimana dopo settimana, siccome io la ritengo una rosa forte, mi bastano 15 calciatori, come è successo un po’ nell’ultima partita. I calciatori sono stati bravissimi ad avere la disponibilità di cambiare anche qualche ruolo, come hanno sempre fatto. La duttilità, la disponibilità: qualsiasi cosa gli si chiede sono disponibili. Mi va bene questa rosa, io sto con la società sempre. Dico che si ha bisogno di fare qualcosa sul mercato, perché effettivamente ci sono delle regole a cui bisogna attenersi, va bene. Se c’è la possibilità di mandare un giocatore a giocare perché vuole andare a giocare va bene. Ma se va via qualcuno va sostituito. In questa settimana siamo andati a giocare due trasferte fondamentali senza due giocatori nel reparto offensivo. Poi se tu riesci a recuperare Totti, riesci a farci essere El Shaarawy e Dzeko continua a fare gli straordinari come si è detto prima, e loro sono bravi a crearti questo ulteriore extra su cui tu puoi contare, allora va bene, ma se ti capita una situazione che ti si mette ulteriormente di traverso… Quando siamo andati a giocare con De Rossi in Coppa ha dovuto fare il centrale difensivo perché non ne avevamo più. E ti succede l’episodio anche in partita. Per cui dico: se ci va via un giocatore va sostituito in funzione del periodo dove ci saranno tantissime partite. Ora siamo stati bravi a sopperire. Anche qui l’annuncio non è ‘A.A.A. cercasi apprendista’, perché non c’è tempo di crescita, non c’è tempo per lavorare sull’apprendista. Se ne avremo bisogno dovremo farlo giocare 10′ o un tempo, in quel periodo in cui ci saranno tante partite, e ci vuole un giocatore che ti dà subito il rendimento, poi se è più esperto o meno esperto… ma deve essere un giocatore che è dentro l’esasperazione del nostro calcio, l’esasperazione dei nostri risultati, che è dentro la mentalità della squadra che deve vincere le partite. E’ questo che fa la differenza. Quindi se è possibile si va a cercare quel tipo di giocatore lì. Musonda? Mi è stato detto che l’ho bocciato, ma non ho bocciato nulla, perché Musonda diventa uno dei più forti che c’è ma non gioca. E lo porti via da una nazione a un’altra? Non c’è il tempo materiale. Musonda diventa fortissimo. Conte è l’allenatore del Chelsea, l’allenatore di Musonda. Io dicendo che Musonda non è buono dico anche che Conte la pensa così. Tra di noi ci si telefona, proprio come si fa tra di voi la sera dopo cena. La stessa cosa facciamo noi. Dici ‘Oh, te che gli scrivi?’ ‘Io scrivo in questa maniera’ ‘Allora io scrivo quest’altra così si è completato il cerchio’. Uguale noi. ''Ci sono questi giocatori, aspetta che questo allenatore lo conosco, gli telefono e sento com'è'. Conte di Musonda ne parla in maniera stratosferica, dice che è un giocatore eccezionale e che diventerà fortissimo. Già ora è forte, però se prendi il ragazzo che non gioca e lo porti qui dentro l'Olimpico, a Roma, con la necessità di vincere subito… Un tempo, perché poi non è che tu gli possa promettere altro. Per cui la società sta cercando questo profilo qui dal centrocampo in su, perché abbiamo la possibilità di adattamento dei giocatori che abbiamo ed è un valore aggiunto e di conseguenza ci permette anche di spaziare un po' fra i giocatori. Se poi è giovane e forte e anche di prospettiva ancora meglio, ma ci vuole un giocatore pronto al quale tu possa far fare quel tempo e quel tempo che tu gli fai fare poi può essere quello determinante. Noi non possiamo più perdere un secondo di niente. Eccola lì la differenza fra la classifica e l'essere secondi, ad avere due punti in più o ad avere due punti in meno ma sei secondo ugualmente, è quella. Perché se hai due punti in meno la Juventus è a 6 punti. Dopo esser tornati da Torino si diceva che abbiamo perso un’occasione... Sì è vero, abbiamo perso un'occasione, e probabilmente abbiamo perso anche un po' di fiducia, però perdi veramente quando smetti di provarci. E noi non smetteremo di provarci, anche se fossimo a 6 punti. Ma da quella partita lì tu poi per riprendergli 3 punti ci hai messo 4 partite, per riprendere altri 6 punti facendo un confronto dell'ultimo periodo, ti ci vogliono 8 partite, tu fammi il confronto lì. Poi ci sta tutto, ma bisogna che tu ti basi su delle statistiche in generale. Otto partite che tu devi vincere tutte e che loro possono fare ugualmente com'è successo l'anno scorso. Per cui quei due punti che noi abbiamo fatto con questi due risultati fuori casa ci hanno permesso di rimanere dentro la situazione, e basta. Però con 2 punti di meno sarebbe stato tutto diverso, sarebbe diventato tutto enormemente più difficile, oltre al fatto che saresti stato dentro il gruppo. Ora tu hai la possibilità di gestire un risultato, uno solo, ma in quell’altra maniera tu saresti stato dentro il gruppo e poi quando una partita ti va male e te ne passano avanti tre… lo sai quanti treni partono da qui? E dove vanno non si sa mai, e nessuno sa dove finiscono. Per cui diventano fondamentali quei due punti lì, e diventa fondamentale qualsiasi risultato, qualsiasi partita. E in previsione di quel periodo lì, io ho parlato con la società e ho chiesto un solo giocatore, perché ne è andato via uno. Come avevo detto alla squadra: io non voglio nessuno e non mando via nessuno, ho sempre detto questo alla squadra fin da quando sono cominciati i primi discorsi del mercato. Ho fatto vedere coerenza, perché quando ho fatto la rosa ho detto che la rosa è questa e che si rimane questi. 'Ma siamo corti?' No la rosa è questa, perché quante volte si è detto che Florenzi lo posso utilizzare o a centrocampo quando riavrò a disposizione Ruediger, o nei tre d'attacco? Anche l'altro giorno, dicendo che l'aspetto, perché è la soluzione per poter poi girare gli altri, perché lui tanto dove lo metti ti garantisce il rendimento di grande calciatore, per cui poi tu puoi mettere a suo agio altri. Spero di aver fatto ulteriore chiarezza, ma io ho sempre ragionato in questa maniera.
Cerca un rinforzo sul mercato italiano?
Non è il mercato italiano. Se viene un giocatore di livello bene, secondo me provenire dal mercato italiano è un valore in più. Però gli puoi insegnare qualcosa di teoria, ma la pratica la sa da solo. Il calciatore è già fatto, poi gli dici 'Guarda, nella squadra è meglio se fai questo perché si ritrova un po' quello che è il filo conduttore logico di quello che cerchiamo. Però poi lì dentro è uno che sa prendersi delle responsabilità, che sa fare il suo mestiere. Non si cerca un apprendista ma un professionista che se c’è bisogno di fare una cosa, si sa che la fa bene perché è abituato a fare quello. Se ha 18 anni meglio perché è di prospettiva anche per la società e per la squadra, per il futuro della Roma. Se ha esperienza meglio, ma se è giovane, forte e sa fare le cose si guadagna di più in tutto.
Può essere Defrel un profilo che le può interessare?
Ci sono dei calciatori forti in Italia e lui è uno di questi. Mi sembra che il direttore del Sassuolo abbia detto Defrel non gli è mai stato chiesto, ha risposto lui. Defrel è un grande giocatore, un buon calciatore, ma non sono io quello che deve fare dei nomi. Non ci aiutiamo sicuramente facendo dei nomi. C'è un gruppo di persone che lavorano guidate da Massara, che è dentro alle situazioni di mercato insieme al presidente, che poi è quello che veramente decide. E' il presidente che deve pagare i giocatori e tirare fuori ulteriori soldi. Per cui si fa un ragionamento, si guarda e se si riesce a trovare bene, se no rimaniamo così. Se mi chiedete quello che stiamo cercando è un calciatore, uno, perché poi siamo a posto. Un centrocampista offensivo, un attaccante esterno. Si spazia in quelle situazioni lì. Qualche volta ci viene da pensare che si possa sostituire anche a Dzeko, anche lì di ruolo ne abbiamo uno. La squadra ha funzionato l'anno scorso quando si è fatto qualcosa di diverso, però l'alternativa ci vuole sempre a disposizione, altrimenti può diventare ancora più problematico. I nomi fateli con Massara, è giusto che li faccia lui perché fa in maniera coerente e redditizia il suo lavoro.
Vincere la Coppa Italia basterebbe a farla rimanere anche il prossimo anno?
Del mio contratto non se ne parla più fino a fine anno. Se ne parla a fine anno. Contano i calciatori bravi che hanno nella testa quell’obiettivo del dare il massimo e portare a casa il massimo momento dopo momento.
Si giocheranno tante partite ravvicinate. Come intende gestire le forze? Facendo dei cambi sin da subito o iniziando a cambiare più in avanti?
Noi si cerca di giocare sempre con i migliori, e ne abbiamo diversi. Dopo le partite, se tu una volta avessi la possibilità di assistere alla divisione del gruppo che facciamo, vedi che ci sono problemi di vario genere. Dipenderà da quello che si sviluppa, da quello che succede nelle realtà. Si pensa sempre di far giocare il calciatore che ti dà più vantaggio, che ti dà più tranquillità o che ti ha dato più risultato in questo periodo. La conoscenza è qualcosa in più di quella che avevo quando sono arrivato, so quello che possono dare, so alcuni momenti che passano. Si sceglie in funzione della squadra e del far recuperare qualcuno. Però quando fai recuperare e si decide di far giocare il ragazzino che ha giocato poco o non ha giocato, tu lo metti nelle condizioni, poverino, di dover gestire un fardello di responsabilità che non è corretto mettergli. Probabilmente riesce a portare a casa quello che è il risultato che noi vogliamo, però se una volta quel risultato lì non lo fa, quel tempo lì può diventare determinante perché non c’è più tempo per sbagliare niente. Bisogna ragionare così. La partita di domani dobbiamo assolutamente vincerla. Se vengono oggi e la prendono come partita infrasettimanale dove può giocare lui che non ha mai giocato, oppure anche se si fa un po' peggio è uguale perché conta il campionato… no, conta tutto e siamo attrezzati per fare bene su tutto. Soprattutto in questo momento qui. Ci sono queste due partite ravvicinate ma abbiamo recuperato dei calciatori. C’è la possibilità di far rientrare Mario Rui, che gli permette di far vedere quello è il suo valore e quello che ci aspettiamo da lui. Bisogna valutare la tempistica, ma bisogna vincere. Bisogna vincere, punto. Perché se non si mira sempre alla vittoria, com si è detto la scorsa settimana, è segno che siamo dei mediocri, e nella Roma i mediocri non ci possono stare.
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