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Pinto di sospensione: il gap è ampio nonostante Oliveira

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La domanda cruciale: è aumentato o diminuito il gap? Vedendo il mercato di Juve e Inter verrebbe voglia di non rispondere anche se la Roma un passo avanti lo ha fatto

Francesco Balzani

A settembre si era dato 7,5, domani (forse) eviterà di darsi voti visto come è andata la prima volta. E anche da fuori non è mai facile giudicare l’operato di un dirigente sul mercato, tanto più se - come Tiago Pinto - si lavora quasi da soli. Le variabili, in questo caso, sono diverse e siamo sicuri porteranno a una spaccatura di giudizio. Da una parte c’è il gap, il maledetto gap. Quello che Mourinho ha tirato in ballo varie volte. La domanda cruciale: è aumentato o diminuito? Vedendo il mercato di Juve e Inter verrebbe voglia di non rispondere anche se la Roma un passo avanti lo ha fatto prendendo Sergio Oliveira che per la serie A è un ottimo investimento. Il problema è che bisogna correre per raggiungerle. Dall’altra c’è appunto la prontezza con cui Pinto ha chiuso i due acquisti di gennaio che oggi sembrano lontani anni luce. Basta per promuoverlo a pieni voti? Forse no, siamo sulla sufficienza. Perché alla Roma, rispetto alla concorrenti per la Champions (di questo parliamo no?) servivano più rinforzi.  

Lo dice la classifica passata e presente, lo dice l’oggettività di una rosa umorale, lo dice Mourinho. E questo conta più di tutto. E’ arrivato un jolly tutto da scoprire come Maitland-Niles ma è arrivata pure la consapevolezza che Spinazzola non farà parte della scalata al quarto posto fino ad aprile. E’ arrivato appunto Sergio Oliveira, e l’impatto è stato subito fortissimo. Meglio lui di Villar, e questo è ovvio. Continua però a mancare un regista (o presunto tale) nonostante la girandola di nomi usciti e gravitati altrove: da Zakaria alla Juve a Ndombele al Lione. “Prenderemo Xhaka alla prossima finestra”, è il nuovo stucchevole mantra. Preferiremo spalancare le porte quando è possibile. Manca una rosa davvero profonda, come ce l’hanno oggi altri club. Davanti vanno date nuove chance: a Shomurodov e pure al giovane Felix. Anzi, soprattutto a lui. Poi anche in quel settore (Abraham a parte) è tempo di nuove considerazioni. In definitiva non si può bocciare Pinto ma resta un po’ di amaro in bocca e non basta il farsi i complimenti per le cessioni degli esuberi. Se assisti a colpi come Vlahovic o Gosens quando non vinci un trofeo da 13 anni è normale aspettarsi di più. Ma il processo di ritorno alla normalità è ancora in atto. L’estate diventa la stagione decisiva. E’ quella in cui si sogna, in cui si progetta coi piedi nella sabbia.  Stavolta deve essere quella in cui si smette di farlo e basta. E’ tempo di colmare quel maledetto gap.  

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