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Lavoro su singoli, palle inattive e punte in aiuto: così Mou ha blindato la Roma

Roberta Moli

Quindici partite senza subire reti: a Trigoria si studiano i movimenti a partire dagli attaccanti fino a Rui Patricio come non succedeva da tempo. E il ritorno di Smalling è stato determinante

Il primo dato è che la Roma per quindici volte in questa stagione non ha preso gol. Il secondo è che in 10 di queste partite in campo c’era dall’inizio il signore della difesa: Chris Smalling. Basta questo a spiegare la rinnovata solidità difensiva della Roma che, per dieci volte in stagione, ha vinto di misura una partita? No. Per quanto l’inglese sia senza dubbio il leader del reparto - lo sa lui, lo sa Mou, lo sanno i compagni - la Roma si è ritrovata una squadra solida grazie anche ad altri fattori. Il lavoro su tutti i singoli (Kumbulla in primis, ma anche Ibanez), quello molto approfondito nell’area video (ai calciatori vengono fatti rivedere in sequenza errori e cose fatte bene, come se fossero a scuola) e quello in campo sulle palle inattive. Difensive (piazzamento a zona e a uomo, lavoro certosino sugli attaccanti avversari e le loro caratteristiche) e offensive. Anche qui, un dato: nessuna squadra ha segnato più gol della Roma in questa stagione in Conference League: 19, di cui quattro dagli sviluppi di corner, altro primato del torneo.

Roma imbattuta da 340 minuti

La Roma non prende gol da 340’, cioè da gol di Tamaze contro il Verona. Poi Rui Patricio ha blindato la porta contro Spezia e Atalanta, è stato anche fortunato ieri contro il Vitesse e la squadra lo copre come prima non faceva. In questo senso, determinante, anche il lavoro delle punte che coprono il centrocampo e sono le prime a pressare: Abraham e Zaniolo escono dal campo stremati, magari pagano un po’ di lucidità sottoporta ma il loro lavoro, come ha sottolineato anche Mancini qualche giorno fa, è determinante per tutta la squadra. Anche per questo sono intoccabili e Mourinho non li leva praticamente mai.