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Chissà se Nikola Kalinic ha visto Dark, la serie tedesca targata Netflix. Di certo spera che la distinzione tra passato, presente e futuro sia un'illusione. Perché guardandosi indietro vedrebbe sì la consacrazione alla Fiorentina, ma anche l'incredibile delusione con il Milan che San Siro non gli ha mai perdonato. E che lo ha anche immalinconito, visto che nell'ultimo anno all'Atletico ha giocato scampoli di partita (poco più di mille minuti) e segnato solo quattro gol. Petrachi l'ha scelto per il ruolo di vice-Dzeko e per sostituire Patrik Schick. Non un'impresa impossibile, soprattutto nei cuori dei romanisti.
GRAZIE PAPÀ - Il flop in rossonero è certamente l'errore più difficile da perdonarsi. Da piccolo infatti andava ad allenarsi a Spalato sempre con uno zaino del Milan, che i genitori gli avevano regalato quando aveva dieci anni e dal quale era diventato inseparabile. Con lui c'era sempre papà Jozo, che con lui si svegliava alle 5 del mattino e cambiava due autobus per accompagnarlo fino allo stadio dove si allenava. Anche il fratello Zdravko giocava a calcio e inizialmente era anche ritenuto il più bravo dei due fratelli, ma a differenza sua Nikola aveva una passione smisurata.
Dall'Hajduk viene girato al Pula, nella prima divisione croata, dove segna 7 gol in 20 partite a soli 18 anni. Prestazioni che gli valgono il ritorno a Spalato, dove nel 2009 chiude da vicecapocannoniere del campionato alle spalle solo di Mandzukic.
GIRAMONDO - La Premier gli mette gli occhi addosso ed è il Blackburn a comprarlo per 7.5 milioni di euro: in Inghilterra non va molto al di sotto delle aspettative (14 gol in 57 partite) ma nel 2011 va in Ucraina al Dnipro ed è lì che attira l'attenzione della Fiorentina. In viola esplode, i tifosi se ne innamorano (lo soprannominano "Condor")e i due anni a Firenze sono ancora i migliori della sua carriera: la serata migliore è quella a San Siro contro l'Inter, quando segna una tripletta nel 4-1 contro i nerazzurri portando la sua squadra momentaneamente in testa alla classifica. Nessuno avrebbe immaginato che quello stesso stadio sarebbe diventato un incubo. Nel 2017 la coppia Fassone-Mirabelli lo sceglie per rilanciare il Milan della nuova gestione Yonghong Li: insieme a lui arrivano tra gli altri anche Biglia, Bonucci, André Silva, Conti, Calhanoglu, Kessie. La sua stagione, così come quella dei rossoneri, sarà invece un flop: sei gol in 41 presenze e i fischi dello stadio in cui aveva sempre sognato di giocare, che però sperava fin dal mercato in un attaccante diverso.
RINASCITA - In estate lo scossone con la Croazia: si rifiuta di entrare contro la Nigeria nella prima partita del Mondiale in Russia e il c.t. Dalic lo manda a casa. Quella nazionale sarà la sorpresa del torneo e si fermerà solo in finale sconfitta dalla Francia. Chi non demorde però è Simeone, che lo porta nel suo Atletico Madrid, dove vincerà il suo primo titolo in carriera (la Supercoppa Europea contro il Real Madrid). Da Diego Costa e Dzeko, il suo ruolo sarà ancora una volta quello di vice-bomber. Con il bosniaco ha caratteristiche simili, perché è un centravanti a cui piace palleggiare con i compagni e far giocare bene la squadra. Per questo è arrivato l'ok di Fonseca, che lo vede più utile rispetto a Schick. Con lui, che ha anche una passione per il tennis, in Italia arriveranno anche la moglie Vanja i due figli.
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