Nell'ambito dell'inchiesta Roma a pezzi pubblicata su l'Espresso in edicola questa mattina, i giornalisti Lirio Abbate e Gianfrancesco Turano analizzano l'attuale situazione in cui versa la Capitale. In un paragrafo, che viene dedicato alla vicenda Stadio della Roma, vengono pubblicati alcuni documenti riservati del Campidoglio. Ecco uno stralcio di quanto pubblicato:
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Inchiesta Roma a pezzi: ora e sempre palazzinari. Quegli emiliani nella partita giallorossa
La vicenda del nuovo stadio dell’As Roma è lo specchio deformante dei rapporti di potere della capitale. Sull’operazione ci sono alcuni appunti riservati del Campidoglio, di cui è in possesso “l’Espresso”: «Il progetto è deficitario sotto molti aspetti», «il dipartimento ambiente e mobilità ha rilevato deficienze», soprattutto per la «relazione idrogeologica» e per il «codice appalti». Lo stesso documento riservato segnala poi che la proprietà dei terreni scelti è «in parte di Armellini». Armellini «quello di Ostia», si aggiunge, ricordando che la famiglia Armellini con il Comune ha molti affari, a Ostia nuova interi quartieri sono affittati per l’edilizia popolare [...]. Ai vertici di Trigoria sottolineano la regolarità, passo passo, di tutta l’operazione e ricordano, durante la gestione della famiglia Sensi, la scelta di realizzare l’impianto nell’area della Massimina, di proprietà di Sergio Scarpellini, per decenni locatore a prezzo impopolare di Camera, Senato e altri palazzi istituzionali [...].
La giunta Marino ha abbracciato il progetto Tor di Valle e lo ha difeso no alle dimissioni, nonostante alcuni problemi di rilievo. Il primo per importanza era il passaggio di Tor di Valle dal gruppo Papalia sull’orlo del crac a Parnasi, con un rischio di revocatoria fallimentare. Il secondo riguardava le critiche dell’Atac, presentate alla luce del progetto preliminare del 15 giugno 2015, sul potenziamento della linea B della metropolitana e le contestazioni su altre criticità infrastrutturali e idrogeologiche. Infine, c’era la crisi finanziaria dello stesso promoter Parsitalia, carico di debiti verso Unicredit, l’istituto che ha ereditato montagne di mutui, garanzie e deiussioni al momento di acquisire Capitalia, la banca patrona dei palazzinari romani [...].
Nonostante il commissariamento del Campidoglio, a Trigoria restano convinti che il cantiere sarà aperto entro il 2016, dopo la presentazione del progetto definitivo e il via libera della conferenza dei servizi della Regione, che ha mandato a Parnasi la richiesta di completare la documentazione quasi sei mesi fa (5 agosto 2015). Ma resta significativo che l’unico salvataggio per Parnasi, sempre se l’operazione andrà in porto, arrivi da un’impresa emiliana, da un finanziamento ai soci americani messo a disposizione da Goldman Sachs con la partecipazione, per adesso molto dietro le quinte, di fondi israeliani [...]
Nessuno può sapere se si farà davvero, se non si farà o se Parnasi dovrà accontentarsi, si fa per dire, dei permessi di edi cabilità già approvati a Tor di Valle, anche senza stadio e opere pubbliche (112 mila metri quadrati). Il borsino dei pronostici è orientato su un moderato pessimismo, non solo per i ritardi, ma per un elemento di sistema. La Roma di oggi funziona secondo il teorema di Jep Gambardella, il protagonista della “Grande bellezza” di Paolo Sorrentino: «Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire».
LUCA PARNASI
38 anni, è costruttore e centrocampistaavanzato con il sogno di giocare cinque minuti nella sua Roma in serie A. Diffcile che il nuovo mister dei giallorossi Luciano Spalletti lo accontenti. Già nel ruolo di leader del progetto sul nuovo stadio romanista Parnasi fatica a conservare il posto da titolare. Impantanato nelle dif coltà debitorie della sua holding Parsitalia, l’erede del fondatore Sandro Parnasi lotta per la sopravvivenza e ha individuato nella parmense Pizzarotti l’alleata che potrà aiutarlo. Secondo quanto risulta a “l’Espresso”, tutte le attività di costruzione di Parsitalia saranno trasferite in una società di nuova costituzione dove Paolo e Michele Pizzarotti prenderanno la maggioranza delle quote. Parnasi avrà il resto e potrà procedere sulla strada della ristrutturazione del suo gruppo, esposto soprattutto verso Unicredit. Sulla tempistica dell’operazione molto dipende dalle resistenze di Parnasi e dai suoi colloqui con il presidente romanista Pallotta. L’alleanza con Pizzarotti è indispensabile non solo per realizzare l’impianto di Tor di Valle, se andrà in porto, ma per una serie di lavori bloccati dalla crisi di liquidità di Parsitalia [...].
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