“Desiderato, cercato e trovato”, ha scritto stanotte Stephan El Shaarawy dopo il primo gol della sua nuova vita romanista. Non si riferiva però solo alla rete contro lo Shakhtar, ma anche a tutto quello che ha fatto in questi mesi per riprendersi la Roma. Ha rinunciato a un ingaggio faraonico in Cina, si è allenato da solo per tre mesi a Dubai, ha superato un Covid più fastidioso di quello che lui ha voluto raccontare: El Shaarawy, scrive Chiara Zucchelli su "Gazzetta.it", nel gol del 2-0 contro gli ucraini ha messo tutta la rabbia e la frustrazione di questo ultimo anno.
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Dal Covid al gol allo Shakhtar: così El Shaarawy si è ripreso la Roma
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A gennaio pensava di essere più pronto, invece ha dovuto aspettare un po’: ancora adesso non è al 100%, ma ci sta arrivando. Si è allenato spesso nelle prime settimane romane grazie all’aiuto di un preparatore personale, Carmine Menna, ha trascorso giornate intere facendo solo casa-Trigoria-casa. Il fratello è rimasto in Cina a risolvere questioni burocratiche, quindi fondamentale è stata la presenza del papà, che lo ha accompagnato in tutto questo suo percorso di rinascita italiana.
Da quando è tornato ha giocato 7 partite, due da titolare e cinque da subentrato, segnando un gol e guadagnando un rigore (poi non assegnato per fuorigioco di Pellegrini) contro il Benevento. Pinto e Fonseca giorno dopo giorno stanno imparando a conoscere un ragazzo generoso e disponibile in campo, pronto anche ad adattarsi in un ruolo, quello di trequartista molto dentro al campo, leggermente diverso rispetto al passato. El Shaarawy non aspettava altro che tornare a casa: desiderata, cercata e trovata, appunto.
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