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Da Volpato a Faticanti: i “bambini” di Mourinho e una rosa ancora corta

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Lo Special One ricorre ai giovani anche per necessità: "Ho sempre allenato squadre in cui era più difficile far giocare i giovani perché c’erano tanti campioni"

Redazione

“Ho sempre allenato squadre in cui era più difficile far giocare i giovani perché c’erano tanti campioni. È un piacere farli crescere, vedere la loro gioia”. Secco, diretto e senza troppe mezze misure Mourinho al termine della gara contro l’Helsinki. Ancora una volta sincerità e ironia si mescolano nelle parole del mister che magari si aspetta qualcosa dal mercato invernale. Prima Zaleski, Felix e Bove poi Volpato, Faticanti, Cassano e Cherubini. Sono tutti “bambini appartenenti ad una generazione difficile”. Così come è difficile la gestione degli infortunati in casa Roma. Dichiarazioni da papà, affettuose. “Sono felice per Volpato che ha avuto la sua prima maglia da titolare e per Faticanti che ha fatto il suo esordio in prima squadra” ha aggiunto Mou nel post partita a Roma Tv.

 

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Giovani sì, ma servono i campioni

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In carriera lo Special One ha già svezzato diversi giovani, ma molti erano già (quasi) grandi calciatori come Casemiro, McTominay o Morata. Enigmatico dunque, ma come sempre del resto. Un filo sottilissimo che divide un possibile nuovo hobby del tecnico nello scoprire nuovi talenti, come già successo con Zaleski, ad un voler ribadire in maniera pacata alla società la necessità di ulteriori profili alla Dybala o come Wijnaldum, al momento indisponibili.  Al fianco però dovrà resistere un progetto giovani ambizioso e lento. Forse troppo. Ora serve lo step in più. Qualcosa di lontanamente avvicinabile agli investimenti di Abramovič alla guida del Chelsea o Moratti, la Champions League alla Milano nerazzurra o il contrastare il dominio di Pep Guardiola al Barcellona guidando il Real Madrid. Per questo servono uomini, non bambini.

Martina Stella