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Capello: “Volevo Ibra alla Roma, ma eravamo coperti. In giallorosso nessuno intoccabile”

L'ex allenatore giallorosso parla anche dello spogliatoio: "Alla Roma nessuno era intoccabile, sostituii anche Totti nella partita più importante"

Redazione

“Lo volevo già ai tempi della Roma? Sì, lo volevamo ma in quel periodo in avanti eravamo coperti, avevamo Batistuta, Totti, Montella, Delvecchio e Cassano e non lo acquistammo”. E' questa l'ammissione di Fabio Capello, che parla del fuoriclasse svedese ora al Manchester United. Ai microfoni di Premium Sport, l'ex allenatore giallorosso ha raccontato il colpo di fulmine con l'ex Juve, protagonista del docu-film presentato a Roma e nelle sale il 14-15 novembre.

Primo allenatore ad allenare Ibra in Italia?

“Io lo vidi per la prima volta quando allenavo la Roma e vidi che aveva grande tecnica. Quando andai alla Juventus chiesi di acquistarlo perché ritenevo che un giocatore con la sua prestanza fisica e le sue qualità tecniche non l’avevo mai visto. Dopo un mese di Juve capì che non calciava benissimo e che non era fortissimo di testa. Lui è un ragazzo molto orgoglioso e lavorò tutti i giorni per migliorarsi. Un’altra cosa che non aveva nel dna era il gol, lui si divertiva di più a fare assist, ma mi seguì sul mio consiglio di essere più cattivo sotto porta e diventò anche un goleador: è umile e orgoglioso perché a lui piace essere il numero uno.  Se gli ho fatto vedere dei video di Van Basten? E’ verissimo, dopo due mesi che era alla Juve gli dissi che tecnicamente aveva le qualità di Van Basten e gli fece vedere i movimenti in area e alcuni gol dell’olandese: lui capì cosa doveva fare e i risultati penso si siano visti”.

Chi era intoccabile nella Roma?

“Di intoccabile non c’era nessuno. Sostituii anche Totti nella partita più importante a Torino che poi ci fece vincere lo scudetto. A Torino infatti lo sostituii e misi in attacco Montella e Nakata. Cambiai tutti gli attaccanti e poi vincemmo la partita. C’erano però giocatori importantissimi che facevano la differenza. Io dico sempre: se a qualsiasi giocatore di una rosa noi facessimo fare la formazione ideale possono sbagliare 2 giocatori. Quindi anche loro conoscono i valori della squadra“.

Ho avuto a Roma uno dei più grandi talenti, ovvero Cassano, che però si è perso.

“Non è riuscito sotto l’aspetto mentale, perché quello fisico ce l’aveva. Vedere qualcuno perdere il talento ti fa arrabbiare“.

Come si gestiscono giocatori dalla grande personalità come Ibra?

“Si gestiscono facendogli capire che certe cose vanno fatte per raggiungere determinati risultati e vanno fatte per la squadra. Lui è sempre stato un giocherellone che si divertiva a fare giocate fine a sé stesse.

Sulla Nazionale.

Ho avuto dei contatti ma ho detto di no perché non mi sento di lavorare con la Nazionale Italiana. Faccio gli auguri al nuovo CT che sta facendo qualcosa di diverso. E’ una nazionale piena di giovani, contro il Liechtenstein tutti pensano che sia una gara agevole ma io credo che a livello delle Nazionali non ci siano gare facili. Se convocherei Balotelli? E’ un problema che non mi pongo e passo la palla a Ventura”.