“Baciala ancora”. E ancora, di nuovo. Perché quella maglia era stata un po’ trascurata e ora si merita coccole ed attenzioni. Baciala dopo un gol così, o anche dopo una sconfitta. E’ il grido, la preghiera, la speranza dei tifosi romanisti al fischio finale di Roma-Young Boys. Il destinatario è ovviamente Riccardo Calafiori, cresciuto a Valcanneto e maturato a Trigoria dove ha fatto tutta la trafila che ognuno di noi sognava alla sua età. Comprensiva però di lacrime, sudore e fatica. Più di molti suoi colleghi più grandi. Perché il 2 ottobre 2018 il terzino del Plzen Primavera, Svoboda (chi?), entra con un fallo killer dritto dritto su Calafiori e l’esito è atroce: rottura di tutti i legamenti e i menischi. Ginocchio quasi disintegrato.
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Baciala ancora
È il grido, la preghiera, la speranza dei tifosi romanisti per Riccardo Calafiori, romanista dalla nascita e che ha faticato tantissimo per arrivare dov'è oggi
Carriera a rischio? No, carriera da sogno ancora da vivere. Il primo, di sogno, si è avverato ieri. Il sogno di Riccardo, tifoso romanista dalla nascita così come Totti, De Rossi e Pellegrini. Lui nato il 19 maggio 2002, qualche giorno dopo il ben noto 5 in cui anche la Roma (oltre all’Inter) maledì l’ultima giornata di un campionato vinto di un soffio dalla Juve. Undici mesi dopo un tricolore che appare ancestrale. Ma pure il sogno di quei tifosi che anelavano da un po’ di rispolverare un altro scudetto. Quello della romanità, anzi del romanismo. Quello sbattuto in faccia a tutti in una coreografia di un derby che non dimenticheremo mai. Quello che si è perso in una Trigoria che si sforzava di edulcorare il dialetto più bello del mondo.
Oggi Riccardo si gode forse il momento più bello della sua vita, e lo farà insieme al suo papà. Romanista, fiero ma ben lontano dal voler interferire con la carriera di un figlio che ora deve segnare un altro gol: la firma su un rinnovo obbligato. “Diciotto anni sono pochi per promettersi il futuro”, canta Venditti. Ma non troppi per progettarlo insieme.
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