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rassegna stampa

Nucci, dallo Strega al no a Tor di Valle: “Posto pazzesco”

Lo scrittore: "Parliamo di un luogo storico di Roma, un’area in cui davvero si respira la romanità in ogni suo aspetto e smantellarla per costruirci uno stadio mi pare assurdo"

Redazione

Se sia giusto o meno obbedire alla notte si scoprirà soltanto alla fine del libro, forse, ma Matteo Nucci, sulla Roma, lo sa già quello che secondo lui è giusto o meno. Il suo romanzo è stato candidato dalla casa editrice Ponte alle Grazie al Premio Strega, lui spera di entrare nei 12 e poi nei 5, si augura di fare il colpaccio "come se la Roma riuscisse a vincere lo scudetto rimontando questi 8 punti alla Juventus, difficile ma non certo impossibile", e si augura pure che Pallotta e il Comune ci ripensino: "Perché lo stadio a Tor di Valle non si può proprio vedere".

Che cosa c’entra però il nuovo impianto romanista con Matteo Nucci? Facile: il suo romanzo è ambientato proprio a Tor di Valle. "Parliamo di un luogo storico di Roma, un’area in cui davvero si respira la romanità in ogni suo aspetto e smantellarla per costruirci uno stadio mi pare assurdo. Per quanto dico che da romanista abbiamo bisogno di una casa tutta nostra, è inevitabile nel calcio moderno". Dove, allora? "Il mio sogno sarebbe stato Testaccio, cuore della Roma tifosa, ma ripeto, non Tor di Valle, anche Tor Vergata sarebbe andata bene. Il luogo del mio romanzo l’ho scelto nel 2009 e ho subito visto questo posto pazzesco, così diverso dalla Roma a cui siamo abituati, ma al tempo stesso così rappresentativo della città che esisteva una volta. Senza argini. E ho iniziato a scrivere questa storia nel 2011, Tor di Valle mi è entrata dentro".

(C. Zucchelli)