rassegna stampa

Le verità di Spalletti: «Manolas e Dzeko restano alla Roma»

"Il greco? Lui lo voglio ancora nella Roma, non scherziamo. Ci ho parlato, diciamo che ha questo strapotere fisico che a volte gli va anche nel cervello. E' uno su cui costruire la Roma. Dzeko? Resta il nostro centravanti"

Redazione

A conti fatti, il gap dalla Juventus lo può colmare soprattutto Spalletti, per la sua capacità di addestrare e insegnare. A lui il compito di offuscarlo, iniziando il mettere a tacere le voci su Manolas: «Lui lo voglio ancora nella Roma, non scherziamo. Ci ho parlato, diciamo che ha questo strapotere fisico che a volte gli va anche nel cervello. È uno che cerca sempre qualcosa che va oltre la normalità, a volte anche con delle scivolate a sproposito. Questo strapotere lo spinge oltre ciò che gli si richiede, nel gioco e nell’intensità dei discorsi. Ma è uno su cui costruire la Roma».

Dopo Manolas, ecco che Spalletti parla di Edin Dzeko, scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport". «Per me lui resta il nostro centravanti. Nacho? Aspettiamo. Di certo un altro difensore lo prenderemo». Da studiare, invece, le situazioni di Paredes e Iturbe. «Ad oggi il piano è di tenerli, però vediamo. Se capitano situazioni in cui possono entrare grandi giocatori che ci fano fare il salto di qualità, si può anche accettare un’uscita. Iturbe ha delle qualità, ma bisogna parlarci per capire qual è l’obiettivo. Diawara? È un buon giocatore ma non penso che il suo problema sia la Roma...».

A Pinzolo si sono visti il 4-2-3-1 e il 4-3-3, con Nainggolan si tornerà al 4-2-4. «Con Radja si può, anche se abbiamo diversi giocatori che possono giocare quei dieci metri più avanti come Perotti. Del resto devono tornare anche El Shaarawy e Florenzi che possono giocare nelle piazzole alte, oltre a Iturbe». E poi gli esperimenti, come quello di Strootman regista. «È una cosa su cui ci si può lavorare, vedremo in futuro. Lì però ci giocano De Rossi e Paredes, anche se Kevin sa fare tutto. Con la sua fisicità forse si perde qualcosa nello stretto e nel muovere la palla, ma poi quando c’è da riconquistare e da avere equilibro averlo davanti alla difesa è come avere l’impatto di un camion».