rassegna stampa

La morte di Ciro costa 26 anni al suo assassino

Daniele De Santis ascolta in silenzio il verdetto della Corte di Assise. Ai familiari 140.000 euro

Redazione

Daniele De Santis rimane impassibile, nei minuti che il giudice Evelina Canale impiega a leggere la sentenza di condanna a 26 anni per l’omicidio di Ciro Esposito. Dopo due anni tormentati, De Santis appare un uomo ferito e invecchiato. L'ultima testimonianza di residua spavalderia è quel: "Buffoni", lanciato all'indirizzo dei giudici che avevano chiesto l'ergastolo. Oggi, di fronte alla sentenza di condanna, resta in silenzio, come paralizzato sulla barella in prima fila. La Corte di Assise di Roma, dopo circa 4 ore di camera di consiglio, lo ha ritenuto colpevole di omicidio volontario, e riconoscendogli come detto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestategli, lo ha condannato a 26 anni di carcere. In più, come da rito, è stato condannato al pagamento delle spese legali e processuali e, ancora, ad un risarcimento ai comuni di Roma e Napoli e di una provvisionale di 140mila euro ai familiari di Ciro.

LA SENTENZA I pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio hanno emesso una condanna che è senza precedenti nella storia dei delitti da stadio. Il riconoscimento delle aggravanti tiene in piedi i due pilastri su cui si reggeva l’impianto accusatorio, come dimostrerà tra un paio di mesi la pubblicazione della sentenza. Il primo: seppure senza premeditazione (non conosceva la vittima) e pur non prevedendo nei dettagli come sarebbe andata a finire, De Santis si è presentato sulla scena del crimine con una pistola, perciò aveva messo in conto di poter uccidere. Il secondo: l’aggressione subita dai tifosi del Napoli, almeno nella parte più violenta, è avvenuta dopo gli spari, non prima come ha sostenuto la difesa durante il processo, puntando alla legittima difesa. Proprio questo è il motivo per cui Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, i compagni di Ciro piombati su De Santis un istante dopo l’amico, sono stati condannati a 8 mesi (con pena sospesa) per rissa e lesioni. Il che conferma la sensazione, maturata nel corso del processo, che il gruppo di Ciro non abbia solo voluto salvare il pullman assaltato da De Santis, ma ne abbia approfittato per dargli una lezione. Proprio il riconoscimento delle attenuanti generiche, essendo De Santis un pluripregiudicato, fa pensare che ci sia qualche parte della ricostruzione fatta dai pm meno solida di altri. Le ferite, la pozza di sangue, la rottura della gamba: saranno questi gli elementi attraverso i quali la difesa di De Santis incentrerà l’Appello.

LE REAZIONI Intanto, mentre il giudice pronuncia la sentenza, una decina di metri più indietro Giovanni Esposito, il papà di Ciro, filma tutto con un telefonino, mentre Antonella Leardi aspetta che termini la lettura prima di cedere alla commozione. Si conferma una persona misurata, la madre di Ciro. «La pena inflitta è congrua e giusta, per De Santis non provo odio perché l’ho perdonato». Parole di pace, in pieno contrasto con le urla di alcuni amici di Ciro: «Per quello che hai fatto, devi marcire in carcere». Anche il ministro dell’Interno Alfano ammonisce: «La condanna a 26 anni è severa e nessuno si sogni di non renderla certa. La pena deve essere per intero scontata quando sarà il momento».

(A. Catapano)