rassegna stampa

Soldi pubblici per le opere l’ultima beffa sullo stadio

I privati non vogliono pagare il ponte sul Tevere ma usare i fondi del governo. Bocciato l’ordine del giorno dell’opposizione contro questo rischio

Redazione

Il nuovo progetto dello stadio di Tor di Valle non c'è, la delibera di giunta nemmeno, in compenso in consiglio comunale il M5S è riuscito ad approvare compatto un ordine del giorno, come scrive Simone Canettieri su Il Messaggero, che impegna giunta e sindaca Virginia Raggi (assente ieri) "alla riduzione di oltre il 50% delle cubature per quanto attiene al business park eliminando le tre torri inserite nel precedente progetto"

In quattro ore di dibattito, con quattro diversi documenti presentati dai vari gruppi, tutto ruota intorno alle opere pubbliche che dovranno accompagnare il nuovo progetto, mondato dei tre grattacieli e sostituito da 18 palazzine "che non supereranno - come ha spiegato l'assessore all'Urbanistica Luca Montuori - l'altezza dell'impianto sportivo".

Non è passato, e ne è nato subito un caso, l'odg del gruppo di consiglieri dem, primo firmatario Giulio Pelonzi. L'ordine del giorno chiedeva di "escludere in modo categorico che possano essere destinate risorse economiche pubbliche, di qualsiasi origine e fonte (quindi compreso il contributo costo di costruzione), per sostenere i costi delle opere e delle infrastrutture previste dal progetto dello Stadio dell'As Roma a Tor di Valle".

Un paradosso che ha il sapore della beffae che la giunta pentastellata ha provato a fugare con Montuori. L'assessore infatti ha rilanciato: "L'interesse pubblico sarà mantenuto e ampliato, e sicuramente imporremo di fare le opere prima del calcio di inizio, tutte le opere pubbliche che noi riteniamo necessarie perché questo progetto".

A proposito di opere: il Pd accusa che con il nuovo progetto, che supera quello dell'amministrazione Marino, la quota di interventi pubblici a carico dei proponenti scenderà «dal 40 al 6%». Il tema rimane sempre lo stesso: come arrivare a Tor di Valle e a spese di chi. Rimane, per esempio, il nodo del ponte: l'auspicio dei proponenti è che passi quello dei congressi voluto dal Governo, ma ritornato indietro alla progettazione, altrimenti toccherebbe ai privati farne un altro sul Tevere a proprie spese.