rassegna stampa

Medici e preparatori, ecco i nuovi “depotenziati” di Trigoria

Prima dell’arrivo di Spalletti era Norman a decidere tutto. Ripenhof e Del Vescovo, i due medici, erano meri esecutori. Dalle terapie da svolgere al recupero degli infortunati, dalle tipologie d’allenamento ai carichi di lavoro, tutto passava...

Redazione

«Anche i medici devono essere da Roma». Parola di Luciano Spalletti. Si susseguono le conferenze e lentamente il tecnico toscano racconta delle verità che per troppo tempo, dentro e fuori Trigoria, sono state volutamente sottaciute. Ieri l’ultimo affondo del tecnico è stato nei confronti dello staff medico. Attualmente quello giallorosso è composto dal tedesco Ripenhof (consigliato espressamente da Norman) e da Del Vescovo. Ripenhof sinora è stato un ologramma, Del Vescovo invece non essendo un medico dello sport ma un radiologo non può nemmeno sedere in panchina con i calciatori. Deve farlo in quella vicina. Al suo posto ad entrare in campo è il dottor Antonucci (degli Allievi Lega Pro). Paradossalmente l’anomalia non è nemmeno questa ma il fatto che prima dell’arrivo di Spalletti fosse Norman a decidere tutto. Ripenhof e Del Vescovo erano meri esecutori. Dalle terapie da svolgere al recupero degli infortunati (molti i casi che hanno lasciato perplessi: su tutti quello di Gervinho), dalle tipologie d’allenamento ai carichi di lavoro, tutto passava per il canadese, scrive Stefano Carina su "Il Messaggero".

Garcia non ha potuto far altro che adeguarsi, rendendosi conto di non avere più l’autorità necessaria per cambiare la situazione. Soltanto Sabatini ha provato ad aiutarlo quando ha capito che l’operatività di Norman rischiava di sfociare in campi che non gli appartenevano. E così quando la barca ha iniziato ad affondare, anche Rudi ha cominciato a lanciare all’esterno dei messaggi. Prima criptati, poi sempre più espliciti. Ormai, però, era troppo tardi.

Con Spalletti si è tornati alla «normalità». L’esternazione «si fa un po’ quel che mi pare» ha la forza di riportare le cose al loro posto. Tradotto: c’è un tecnico che decide e uno staff che esegue. Ora sono i suoi collaboratori (Domenichini, Franceschi, Andreazzoli e Baldini) a controllare il lavoro da svolgere, con la supervisione di Lucio in prima persona. E poco importa se Norman è l’uomo voluto da Pallotta e Lippie l’occhio vigile del presidente a Trigoria. Con Spalletti, vige il massimo rispetto per le professionalità di ciascuno ma poi alla fine si fa come dice lui.