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Fuga dagli stadi italiani, in un anno -46mila tifosi. Cresce il resto d’Europa

La Premier avrà ricavi per 5,1 miliardi; la Bundesliga 3,2 miliardi; la Liga 3 miliardi, la Serie A 2 e la Ligue 1 per 1,75

Redazione

Da anni, si dice che sul calo di spettatori (e di ricavi) del calcio italiano girino molti luoghi comuni: basta controllare i dati e ci si accorge che, al massimo, sono luoghi pieni (di verità) e vuoti (di persone). "Ci sono tante ragioni – spiega Marco Brunelli, direttore generale della Lega calcio e docente del dipartimento di Economia e Tecnologia dell’università di San Marino – ma non c’è dubbio che la qualità delle infrastrutture sia il primo punto. Stadi più comodi e accessibili si riempiono più facilmente", come riporta Nerozzi su La Stampa.

Le previsioni per il futuro sono peggio del meteo, senza grandi miglioramenti: "Guardando alla stagione 2017/18, i nuovi stadi di Roma e Fiorentina sono ancora lontani", sottolinea l’ultimo report di Kpmg Football benchmark. Farà invece meglio la Germania, visto che sono appena state promosse in Bundesliga Stoccarda (stadio da 60.000 posti) e Hannover (49.000). Ma il grande problema italiano non sarebbe neppure la capienza media (41.000), secondo dato europeo, ma l’essenza, e l’esistenza, degli stadi. Perché poi, negli ultimi cinque anni la Serie A ha perso ricavi per 527 milioni di euro, come certifica l’ultimo rapporto di Deloitte. Pure qui, cupe proiezioni: per la stagione che sta iniziando la Premier avrà ricavi per 5,1 miliardi; la Bundesliga 3,2 miliardi; la Liga 3 miliardi, la serie A 2 e la Ligue 1 per 1,75. Non a caso, all’estero si continuano a fabbricare impianti: sì, fabbricare, perché il ritmo è da catena di montaggio. La scorsa settimana la Juve ha sfidato il Tottenham, a Wembley, domicilio affittato per quest’anno: per gli Spurs, giusto il tempo di costruirsi la nuova casa, dopo la demolizione del glorioso White Hart Lane. Avranno un impianto deluxe con capienza raddoppiata entro l’inizio della stagione 2018/19, mentre a Roma e Firenzesi starà ancora discutendo di progetti e cubature.

Precisa il professor Umberto Lago, docente di Economia e Gestione delle imprese all’Università di Bologna e per otto anni membro dell’organo di controllo finanziario sui bilanci dei club della Uefa: "Lo stadio è importante per due motivi: uno patrimoniale, perché generalmente i club non hanno immobili; e poi perché con i nuovi format del calcio l’impianto ha la stessa valenza dei flag store. E’ un luogo in cui l’esperienza dev’essere coinvolgente. E, come si dice, generatore di brand identity".

Dunque, basta rifare gli stadi? Non proprio. Perché se le condizioni degli impianti, deprimenti, sono forse la causa principale del calo di pubblico in serie A, ci sono anche altri fattori. Come in tutte le ricerche, si procede per gradi e ipotesi, e il professor Tomesani ne fa una che rispolvera i fantastici anni Ottanta del campionato italiano: "Ovviamente bisognerebbe intervenire sugli stadi, ma il fenomeno più importante è la qualità dello spettacolo, dal punto di vista tecnico: la presenza dei campioni. Così si riempiono gli stadi".