rassegna stampa roma

La partita per i fragili del ct giallorosso

LaPresse

Eusebio Di Francesco è il presidente dell'associazione William Bottigelli di Piacenza. Agli eventi di raccolta fondi da destinare alle famiglie povere trascina molti ex atleti. "Non siamo solo calciatori. La solidarietà va fatta conoscere,...

Redazione

Eusebio Di Francesco è da 16 anni presidente "attivo" dell'associazione "William Bottigelli" di Piacenza, che sostiene bambini e famiglie povere in Italia e nel mondo. Anche adesso che la carriera lo ha portato lontano dall'Emilia, continua a fare la spola da Roma per presenziare agli eventi di raccolta fondi. Alle cene, alle quali partecipano anche 400 persone, vengono messe all'asta maglie di ex calciatori, e spesso molti lo accompagnano: Hubner, Caccia, Guardalben, Orlandoni, Lucci, talvolta i fratelli Inzaghi. "Non partecipiamo solo noi calciatori - spiega il tecnico -, ma anche campioni di altri sport. E' sempre una gioia ritrovarsi con l'obiettivo comune di fare del bene. Adesso che sono a Roma riesco a seguire di meno l'operato dell'associazione, ma segue tutto grazie al mio ponte con Piacenza, Don Mimmo Pescariello, padre spirituale dell'associazione". Tutto è iniziato quando giocava nel Piacenza: "Il nostro massaggiatore Riccardo Bottigelli perse tragicamente il figlio William, e mi propose di fondare insieme un'associazione che ne tenesse viva la memoria, aiutando i bambini che vivono situazioni di disagio. Risposi subito di sì". 

Di Francesco ha uno stile di vita che contrasta con quello dei vip. Non è raro incontrarlo negli ospedali, e chi lo conosce racconta che dà filo da torcere alla sicurezza perché quando i tanti ragazzi e i disabili gli si avvicinano, non si risparmia mai colloqui e abbracci. "Impegnarmi per aiutare gli altri è normale - spiega Di Francesco -. Bisogna far conoscere la solidarietà perché il bene è contagioso". Poi il tecnico parla della sua idiosincrasia per la violenza negli stadi: "Sono 4 anni che non vado allo stadio da spettatore, non sopporto più tutta quella aggressività. Combatterò sempre questa negatività. Bisogna che i ragazzi imparino davvero a fare gioco di squadra dentro e fuori dal campo".