news calcio

Olimpico, lettera della Curva Nord: “Ecco perché disertiamo lo stadio”

Lungo sfogo dello zoccolo duro del tifo biancoceleste, che chiama in causa i tanti provvedimenti degli ultimi mesi: "Barriere solo l'ultimo dei problemi. Dal caro prezzi alla sicurezza, dai controlli alle file: siamo esausti"

Redazione

"Ecco perché disertiamo l'Olimpico". Anche la Curva Nord, zoccolo duro della tifoseria biancoceleste, mette nero su bianco tutte le motivazioni di una protesta che li accomuna ai "cugini" della Sud. Ecco di seguito un ampio stralcio della lettera inviata alla stampa.

"Si sono dette e scritte tante cose in merito alla decisione della tifoseria di disertare la Curva Nord in questa stagione - inizia la lettera, ripresa da Il Messaggero.it - . Per noi una scelta, operata a malincuore, sulla quale vogliamo fare definitiva chiarezza. Le 'barriere' rappresentano solo l’ultimo dei problemi e non certo 'il problema'. Si è trattato, a nostro avviso, dell’ennesimo provvedimento casuale, dettato da eventi non necessariamente legati alla Nord e dalla pressione mediatica. Per noi, semplicemente una goccia che ha fatto traboccare un vaso già ricolmo".

PROVVEDIMENTI UNILATERALI "I provvedimenti di questi anni - spiegano i tifosi - dimostrano come sia difficile per chi prende talune decisioni farlo in assenza del coinvolgimento di tutte quelle componenti che gravitano all’interno del pianeta calcio, compresi i tifosi che non sono scevri da errori ma che tanto potrebbero insegnare poiché certe norme le subiscono sulla propria pelle. Con questa lettera aperta è nostro desiderio, oltre che dare testimonianza del nostro pensiero, anche mettere al corrente i media di ciò che domenicalmente è costretta a vivere la gente, soprattutto dei settori popolari. Cosa accade oggi nelle curve? Alcuni esempi legati agli ultimi provvedimenti".

MULTE A CHI CAMBIA POSTO "Viene da pensare che, chi ha studiato questa “norma” a tavolino - accusa la Nord - , probabilmente in una curva non ci sia mai stato. Le norme non si dovrebbero studiare senza… studiare. Chi intorno a un tavolo decide (da un giorno all’altro sulla spinta mediatica) sa che il posto viene spesso cambiato anche solo perché sporco? O perché il numero del seggiolino è assente o cancellato dal tempo? O perché davanti ci sono barriere (cemento, vetro…) che limitano la visuale di uno stadio in cui è stato sfruttato ogni centimetro disponibile per motivi economici (ps: Anche nella costosa Monte Mario i posti sono troppo vicini l’uno con l’altro e le file strette. Scomodità intollerabili, immaginiamo, per chi spende tanti soldi per un biglietto o un abbonamento)? O anche solo per pioggia visto che in questo stadio così moderno, salire di dieci o venti file non impedisce minimamente allo “spettatore pagante” di bagnarsi? Ma, spesso, si può cambiare posto, come da sempre avviene, anche solo per stare vicino a un amico. O per vivere più da vicino il tifo organizzato fiore all’occhiello e cuore pulsante del sistema calcio… Da sempre è così e nessuno mai si è lamentato".

LOTTA ALLE CONSUETUDINI "È proibito avvicinarsi alle vetrate o appoggiare striscioni sulle stessa - continua la lunga lettera - . Quelle vetrate che rappresentano il motore del tifo, oggi, al posto di tanti ragazzi vedono tanti fratini gialli e deserto. Da quando è nato il calcio mai avevamo assistito a un provvedimento più “singolare” che cancella, in un colpo solo, anni e anni di consuetudini, anni e anni di normalità con la 'scusa' della sicurezza all’interno della curva. Ma chi lo stadio lo frequenta da anni rimane basito e ricorda che, la mancanza di sicurezza avviene, casomai, per la voglia di sfruttare la passione. Come nel caso delle uscite di sicurezza sul campo che vennero montate nella curva solo dopo una raccolta firme dei tifosi. I maghi della sicurezza se le erano semplicemente… scordate".

SICUREZZA? "(...) Perché è stato distrutto uno stadio così sicuro - continua la Nord, riferendosi ai lavori fatti per i Mondiali di calcio del 1990 - , peraltro monumento in marmo e travertino? I cittadini, che ormai certe cose le hanno cominciate a capire, possono darsi una risposta… Una seconda domanda sorge spontanea: cosa sarebbe successo, nel giorno della morte di Paparelli, in questo stadio, monumento alla modernità e dai costi di costruzione stellari? Uno stadio in cui si sono investiti tanti tanti soldi e che, nemmeno, è stato terminato visto che la Tevere è parte in marmo, memoria del tempo passato, parte in legno e parte in un materiale che tanto assomiglia a lamiera...Insicurezza, quindi. Ed anche disagi".

FILE E CONTROLLI INTERMINABILI "Il tifoso che va allo stadio è soggetto a interminabili file all’ingresso dove vi sono non solo ultras ma famiglie, bambini, disabili - ricordano - . File generate da tornelli, pochi, controlli molti dove, ai tifosi, viene chiesto talvolta anche di togliere le scarpe. Tutto ciò, statistiche alla mano, in un periodo in cui situazioni pericolose, all’interno degli impianti, sono da tempo in diminuzione. Un sistema che allontana dagli stadi. I tifosi lo scrissero già alla fine degli Anni ’80 con i propri mezzi, gli striscioni, i volantini. Sfruttare questo calcio fino all’esasperazione, sottolinearono, condurrà all’esaurimento un fenomeno popolare unico al mondo. Voler massimizzare un profitto fino all’esasperazione porterà all’implosione di tutto il sistema".

DIFFICILE ANDARE ALLO STADIO "Orari improbabili: partite di coppa giocate al pomeriggio o alle 19 di un giorno feriale - sottolinea ancora la Nord - . Con prezzi che non permettono una continuità di accesso ai più e, comunque, non alle famiglie che, di fatto, rappresentano il nucleo primo in cui si coccola la lazialità. E che dire della difficoltà, aumentata in tempi recenti, di arrivare con la macchina nei pressi dell’impianto. (...) Gli autobus non ci sono come una volta e ci si chiede perché i modelli più meritori non siano ricopiati nel tempo. I meno giovani ricordano, oltre alla presenza delle linee storiche, la fila di autobus, la linea 121, fuori dello stadio in attesa dei tifosi(...). A questo aggiungiamo la difficoltà di acquistare il tagliando ed ancor più nel giorno della partita. Un solo punto vendita per i biglietti popolari, vicino allo Stadio (…il Flaminio, però), con file lunghe anche in questo".

"SIAMO SATURI" "Un salto a ostacoli del quale i tifosi sono saturi - continua la lettera aperta  - . Ma tutto questo a chi conviene? Quelli che oggi guadagnano in questo sistema sono proprio così sicuri di voler minare le sue storiche tradizioni? Siamo tutti concordi con il fatto che il calcio abbia raggiunto questi livelli anche grazie al calore e al colore della gente? (...) È normale che anche ai giocatori sia ormai vietato di venire a salutare i propri tifosi in casa o in trasferta alla fine di una partita? Tifosi che si sono magari accollati migliaia di chilometri per una trasferta europea? Oggi, anche il divieto di utilizzo di megafoni (peraltro presenti in altre piazze italiane ed europee), di mezzi di diffusione sonora, di fumogeni, le difficoltà sopra esposte nell’andare allo stadio e tanto altro stanno rompendo un giocattolo. Sono ancora una volta i tifosi a dare l’allarme.